Trapianto di rene, l'obiettivo è uno al mese da donatore vivente

Dai dati preliminari su trapianti e donazioni di organi in Italia, presentati nei giorni scorsi dal ministro della Salute e relativi al 2022, emerge che, di fatto, si sta completando il totale recupero dei livelli di attività precedenti all’emergenza Covid. Segnando, in molti casi, numeri assoluti mai realizzati nel sistema trapiantologico nazionale e che pongono l’Italia ai vertici europei, insieme alla Francia e dopo la Spagna, tra le nazioni con il tasso di donazione per milione di popolazione pari a 24,7, il più alto di sempre.
Se, tuttavia, il report preliminare elaborato dal Centro nazionale trapianti fotografa l’incremento di donazioni e, di conseguenza, di trapianti, il dato dell’Ospedale Civile evidenzia che l’attività di donazione organi e di trapianto di rene ha subito un inevitabile rallentamento nei mesi più duri della pandemia, mantenendo tuttavia il livello sostanzialmente costante negli anni.
I numeri
Nel 2020 al Civile i prelievi sono stati 28; nel 2021 sono stati 26, confermati nel 2022. I trapianti di rene sono stati 67 nel 2020; 61 nel 2021; 57 nel 2022 e 12 nel solo mese di gennaio 2023. A questi, si devono aggiungere undici trapianti totali di rene da vivente da gennaio 2021, data di inizio al Civile anche di questa attività. «L’obiettivo è di effettuare da quindici a venti trapianti da vivente l’anno da aggiungere ai sessanta di media da cadavere» spiega Franco Nodari, primo responsabile per l’attività chirurgica di prelievo e trapianto di rene, oltre che per le fistole per dialisi, effettuati dall’équipe della Chirurgia vascolare universitaria del Civile diretta da Stefano Bonardelli, di cui fa parte anche Ernesto Di Betta.
I numeri, tuttavia, aiutano a capire solo una minima parte di un contesto molto articolato in cui si verificano eventi, come la storia di Rossana e Salvatore Balzano, di straordinario coraggio. O, per citare la frase che l’Aido Brescia riporta sulla sua homepage, dai quali emerge che «l’amore per l’altro, chiunque esso sia, è amore per la vita». Sono gli stessi chirurghi, testimoni di un ventaglio molto ampio di esperienze di sofferenza umana, a sottolineare che «se è più scontata la donazione da vivente in cui protagonisti sono marito e moglie, o madre e figlio, lo è molto meno che lo siano due fratelli e questo porta con sé un valore umano di spessore ancora maggiore».
Come funziona il trapianto incrociato
Come di «grande spessore umano» è la natura di quelle persone che anche dal Civile sono il lista d’attesa per una donazione «cross over». Il trapianto incrociato può essere attuato se ci sono almeno due coppie (ognuna con un donatore e un paziente in attesa di trapianto di rene) disposte alla donazione, ma incompatibili. In concreto viene data la possibilità ad una coppia donatore-ricevente, tra loro incompatibili, di ricevere e donare un rene incrociando le loro compatibilità immunologiche con quelle di altre coppie donatori-riceventi nella stessa condizione. La sequenza degli incroci viene detta «catena di trapianto cross over» ed è un programma di donazione e trapianto di rene da donatore vivente.
C’è anche un’altra strada da percorrere a conferma «dell’amore per l’altro, chiunque esso sia». È la donazione samaritana, di cui ha beneficiato anche il Centro trapianti organi del Civile. Il donatore «samaritano» è un donatore vivente di rene che offre l’organo alla collettività, e non a uno specifico ricevente, senza alcun tipo di remunerazione o tornaconto. La decisione di donare un rene alla collettività deve essere libera, gratuita e informata. Data la specificità di questo tipo di donazione, non può considerarsi sostitutiva alla donazione di rene da vivente «standard» e a quella da donatore deceduto.
Le strade, sul fronte delle donazioni, sono dunque molteplici. E si affiancano al settore del trapianto, in rapida evoluzione e, in quanto tale, vera e propria frontiera della chirurgia moderna. Basti pensare che negli ultimi anni i progressi della ricerca scientifica hanno reso possibili interventi irrealizzabili solo pochi anni fa.
Malgrado questo, tuttavia, i tempi d'attesa sono ancora troppo lunghi. Prima di ricevere un rene da cadavere trascorrono mediamente tre anni durante i quali si vive grazie alla dialisi. «In caso di donatore vivente, invece, è possibile anche effettuare il trapianto prima che il ricevente inizi la dialisi e questo, oltre a evitare disagi, porta benefici anche in termini di aspettativa di vita» ha sottolineato Di Betta.
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