Tra i nuovi positivi, quattro su cinque non sono vaccinati
In venti giorni il numero delle persone positive al SarsCov2 in provincia di Brescia è quadruplicato. E l’85% dei nuovi positivi - come risulta dall’analisi della direzione generale Welfare di Regione Lombardia - non è vaccinato; il 9% ha ricevuto una sola dose e il 6% ha concluso il ciclo vaccinale da almeno due settimane.
Secondo i dati dell’Istituto superiore di Sanità, la vaccinazione anti Covid-19, con ciclo vaccinale completo, protegge al 94% dal ricovero in ospedale, al 97% da quello in terapia intensiva e al 96% da un esito fatale della malattia. Dati che «confermano la validità della copertura vaccinale come protezione dal contagio, per evitare di sviluppare in modo clinicamente importante la malattia in caso di positività dopo la vaccinazione e, anche, per ridurre la trasmissione del virus».
L’analisi riflette anche la situazione di chi, oggi, è ricoverato negli ospedali perché l’infezione è diventata malattia, anche grave. Infatti, delle quattro persone con Covid che negli ultimi giorni sono state ricoverate in terapia intensiva all’Ospedale Civile di Brescia, tre non erano vaccinate perché «no vax» ed una non lo era perché immigrata senza documenti. Al di là delle convinzioni personali, ci sono conseguenze serie e concrete alla scelta di non vaccinarsi.
Un esempio: per seguire quattro persone in terapia intensiva sono impegnati tre medici e quattro infermieri. Questo significa rallentare e rinviare le terapie a persone che da tempo attendono di essere ricoverate per patologie rimaste «in sospeso» a causa della pandemia. È più che evidente, anche per questo e soprattutto per questo, che vaccinarsi è una scelta di responsabilità ed un dovere verso se stessi e verso la comunità in cui ciascuno di noi vive. La curva. A maggior ragione oggi, con la curva dei contagi in crescita spinta dalla variante Delta del SarsCov2, che si trasmette molto di più e più velcemente della Alfa.
«Appare ormai consolidata in Regione Lombardia la prevalenza della variante Delta rispetto alla Alfa nei cittadini positivi al Covid, i cui tamponi vengono genotipizzati per individuare la variante del virus ed eventuali focolai - scrive ancora la direzione generale Welfare della Regione -. Secondo un’analisi, nel mese di giugno la variante Alfa aveva registrato un’incidenza del 64% sul totale e la Delta solo dell’11%, mentre i dati relativi a luglio segnalano l’avvenuta inversione: Delta al 59% e Alfa al 14%. Su un totale di 22.135 genotipizzazioni eseguite in Lombardia sino ad oggi, pari a 19.099 pazienti, la variante Delta nel complesso è stata identificata nel 10%».
Perché ci sono le varianti? Una variante si genera quando un virus, moltiplicandosi nell’organismo ospite, subisce una o più variazioni (mutazioni) nel suo patrimonio genetico (o genoma) che lo rendono diverso dal virus originario. Nella maggior parte dei casi, la mutazione non determina cambiamenti importanti nella struttura del virus e nelle caratteristiche dell’infezione.
Tuttavia, in alcuni casi la mutazione, o la combinazione di più mutazioni, possono conferire al virus «nuovo» (variante) una maggiore capacità di riconoscere le cellule da infettare e, quindi, una maggiore aggressività e velocità di diffusione. In altri casi, il virus modificato (mutato) può diventare resistente alla risposta del sistema di difesa dell’organismo (sistema immunitario) che si sviluppa durante l’infezione naturale o in seguito a vaccinazione. Al momento nessuna variante tra quelle studiate ha mostrato di essere più aggressiva nei confronti di una particolare fascia di età.
Tutte si sono rivelate maggiormente trasmissibili nella popolazione generale rispetto al virus originale. Dunque, la vaccinazione ci protegge dalle varianti? «I primi studi affermano che il ciclo completo dei quattro vaccini già approvati rimane protettivo nei confronti di tutte le varianti, mentre diminuisce l’efficacia che si era evidenziata dopo la prima dose - affermano gli esperti dell’Istituto superiore di Sanità -. Per i farmaci in uso e in sperimentazione per curare Covid-19, non ci sono ancora evidenze definitive in un senso o nell’altro; tuttavia alcuni articoli preliminari indicano che alcuni anticorpi monoclonali attualmente in sviluppo potrebbero perdere efficacia se usati singolarmente, mentre continuano a funzionare i mix di due anticorpi».
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