Terrorista condannato in Kosovo, a processo anche a Brescia

Aveva vissuto a Chiari fino all’aprile di tre anni fa con il fratello Ismail, espulso nell’ambito della stessa inchiesta
Samet Imishiti - da Facebook
Samet Imishiti - da Facebook
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Nelle carceri kosovare è già rimasto sette mesi. L’intero periodo della condanna incassata in patria. Ora Samet Imishiti è stato rinviato a giudizio al termine dell’udienza preliminare celebrata ieri davanti al gip Stefana e anche a Brescia sarà processato per apologia del terrorismo.

È l’uomo, 44 anni, arrestato nel dicembre del 2015 nell’ambito di un’operazione della Digos bresciana con il fratello Ismail, poi espulso, perchè in rete, esaltando i metodi dell’Isis, era arrivato a minacciare il Papa. «Non ci sarà più un Papa dopo questo, questo è l'ultimo» scriveva sulle pagine del suo profilo Facebook.

Aveva vissuto a Chiari fino all’aprile di tre anni fa con il fratello Ismail, espulso nell’ambito della stessa inchiesta. Imshiti era stato ritenuto il punto di riferimento del gruppo che, secondo gli inquirenti, sarebbe stato pronto ad entrare in azione. Stando alle indagini avevano collegamenti diretti con filiere jihadiste attive in Siria e in particolare il 44enne avrebbe avuto rapporti stretti con il terrorista kosovaro Lavdrim Muhaxheri

Scontata la pena in patria ha iniziato a lavorare come carpentiere. Dice di aver sbagliato, di essere stato frainteso. E anche che con l’Italia ha chiuso. «Io sono stato arrestato e condannato con l’ordine del tribunale di Brescia. Come fanno a processarmi due volte per lo stessa cosa?» chiede da noi contattato in una conversazione in chat.

«Io non sono cittadino italiano e non ho il permesso di soggiorno dal 2014. Voglio un permesso speciale per partecipare al processo». Che sarà tra sei mesi.

 

 

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