Terra contaminata al parco Parenzo, il Mite chiama Ispra: «Servono verifiche»

Dopo l’esposto dei Verdi il Ministero interpella il Sistema nazionale protezione ambiente
Gli operai al lavoro al parco Parenzo per riposizionare il telo trascinato via dal vento - © www.giornaledibrescia.it
Gli operai al lavoro al parco Parenzo per riposizionare il telo trascinato via dal vento - © www.giornaledibrescia.it
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Il caso della terra contaminata da Pcb, diossine e metalli al parco Parenzo - sulla scia della bonifica delle aree verdi in corso, a Chiesanuova - rimasta all’aria aperta sul finire di maggio non è ancora chiuso. Dopo l’esposto inviato da Europa Verde, infatti, ora a chiedere una verifica è lo stesso Ministero della transizione ecologica.

Che, documenti alla mano, ha inviato tutto il dossier all’Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale (alias: Ispra) con l’obiettivo di fare chiarezza e verificare la situazione.

La vicenda

La denuncia era arrivata sul tavolo di Prefettura e Ministero della transizione ecologica il 1° giugno. L'accusa: a Chiesanuova un cumulo di terra contaminata è stato spostato da un parco all’altro durante i lavori di bonifica, ma è rimasto depositato con la sola copertura di un telo non fissato a dovere, tanto che al primo vento ha lasciato il materiale all’aria aperta, facendolo circolare per la strada, a pochi metri dalle case dei residenti del quartiere.

La tesi sostenuta dall’avvocato Francesco Paolo Perez per conto del portavoce bresciano dei Verdi, Salvatore Fierro è che, nonostante le segnalazioni dei cittadini e del Consiglio di quartiere, il Comune non avrebbe vigilato né preteso una messa in sicurezza tanto tempestiva quanto efficace. E - aggiungono alcuni residenti della zona - «non è questo l’unico caso, anzi: è un problema che abbiamo con quasi tutte le bonifiche».

Senza contare - aveva fatto notare Guido Menapace per Basta Veleni - «che ci piacerebbe sapere dove viene portata la terra erosa, dove viene smaltita. E attendiamo da tempo i risultati dei monitoraggi sull’aria in via Cacciamali: li vorremmo ora che i lavori sono in corso, non fra sei mesi». Nasce da qui, insomma, dall'ultima protesta dei residenti (l’ultima, ma non la prima relativa alla gestione della bonifica dei parchi situati a Chiesanuova), l’esposto firmato dall’avvocato Francesco Paolo Perez sul quale ora il dicastero guidato da Roberto Cingolani intende fare degli approfondimenti.

Il documento

Per questo, con l’obiettivo cioè di andare a fondo alla questione sollevata da Fierro, la firma in calce al nuovo documento protocollato è di Eugenio De Francesco, dirigente del Ministero dell’ambiente.

E la nota indirizzata dal Mite all’Ispra recita così: «Si trasmette l’istanza dell’associazione Europa Verde Brescia, acquisita al protocollo del Mite, e i relativi allegati affinché valuti, anche attraverso la rete Snpa (acronimo di Sistema nazionale protezione ambiente), la sussistenza di un danno ambientale e/o minaccia imminente di esso ed eventualmente fornisca le relative misure di prevenzione e/o ripristino che dovessero risultare necessarie, così che questo Ministero possa provvedere agli eventuali adempimenti di propria competenza. Si prega di prenderne visione ai fini della richiesta relazione».

L’interrogazione

«Questa situazione perdura da tempo: è necessario e urgente provvedere allo smaltimento di quel materiale in modo tempestivo e sicuro» è stata la richiesta formalizzata da Fierro. Il conferimento in discarica, infatti, è previsto dal piano di bonifica in corso. «Sì, ma il deposito temporaneo - ribatte Europa Verde - deve essere realizzato secondo le modalità previste dalla normativa, che non sono certo quelle praticate a Chiesanuova: quel telo è sempre stato l’unico strumento di protezione. E la sabbia si è già dispersa durante le giornate di vento: è evidente che la precauzione adottata non sia sufficiente. L’episodio può ripetersi, esattamente come si è ripetuto in passato». E - conclude l’esposto - «non è affatto da escludersi un danno alla salute della popolazione residente».

Il caso Chiesanuova è arrivato anche sul tavolo del parlamento. A depositare l’interrogazione è stato l’on. Devis Dori, che ha posto il tema anche all’attenzione dei ministri dell’Interno e della Salute. «La popolazione è legittimamente preoccupata. Il materiale - ricostruisce il parlamentare - proviene dal parco di via Palermo e, a seguito di alcuni lavori di bonifica, è stato accatastato nel parco Parenzo senza idonee protezioni».

Oggi la risposta del Comune di Brescia

«La terra accumulata nel parco Parenzo Nord e Palermo, attualmente in corso di bonifica, sarà rimossa e smaltita nelle prossime ore - ha fatto sapere questa mattina la Loggia attravero una nota -. La analisi commissionate dal Comune hanno infatti dato esito positivo (non sono state riscontrate diossine oltre i limiti previsti) e il materiale sarà conferito in discarica. Ricordiamo che durante le operazioni di scavo era stato rinvenuto dell'amianto in alcune maglie; quindi, la ditta appaltatrice aveva dovuto vagliare i cumuli scavati per rimuoverlo e smaltirlo separatamente. L'operazione era stata svolta in sicurezza sotto un capannone provvisorio, appositamente installato e poi rimosso. Il terreno, privo di amianto e coperto da un telone, era rimasto in giacenza in attesa dell'esito delle analisi che ne consentisse il conferimento in un sito idoneo. La direzione dei lavori ha quindi dato ordine di servizio per l'immediata ripresa del conferimento».

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