Termoutilizzatore, parte il maxi-piano: taglio delle emissioni

Lavori per 105 milioni, così l’impianto fornirà l’80% del fabbisogno di acqua calda alla città
Serviranno 3 anni per completare il progetto del termoutilizzatore - © www.giornaledibrescia.it
Serviranno 3 anni per completare il progetto del termoutilizzatore - © www.giornaledibrescia.it
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È il più grande cantiere aperto in città. Il pilastro del piano A2A per decarbonizzare Brescia, riducendo l’uso delle fonti fossili per alimentare la rete del teleriscaldamento. Centocinque milioni di euro per abbattere gli ossidi di azoto emessi dal termoutilizzatore e recuperare il calore oggi disperso dal camino.

Il Covid ha rallentato un po’ il cantiere. Ma il 2 novembre i lavori sono partiti e l’obiettivo è completare il maxi-piano nell’arco di tre anni.

Strategia. Lo scorso marzo A2A ha detto addio all’uso del polverino di carbone alla centrale di Lamarmora, uno degli impianti che alimentano la rete del teleriscaldamento. Ma il piano di «decarbonizzazione» è in realtà più ampio e coinvolge anche la Centrale Nord, le acciaierie Ori Martin e Alfa Acciai ma soprattutto il termoutilizzatore, sempre più perno del sistema che riscalda 21mila abitazioni. A regime, infatti, l’impianto coprirà quasi l’80% del fabbisogno di energia termica del teleriscaldamento.

Termoutilizzatore, i lavori per i nuovi edifici in ipogeo (sotterranei) sono partiti il 2 novembre, affidati alla ditta Pavoni - © www.giornaledibrescia.it
Termoutilizzatore, i lavori per i nuovi edifici in ipogeo (sotterranei) sono partiti il 2 novembre, affidati alla ditta Pavoni - © www.giornaledibrescia.it

La nuova configurazione. L’impianto di via Malta verrà di fatto implementato con nuove torri-macchinari e con strutture realizzate in ipogeo, vale a dire sottoterra, ricoperte da una collinetta verde e alberata. Nel cuore dell’impianto, a est e ovest del camino, incastrati tra gli attuali impianti, nasceranno infatti tre torri alte una trentina di metri: la torre per il lavaggio dei fumi, la torre di condensazione e la torre per l’abbattimento degli ossidi di azoto (DeNox Tail-end), con una grande schermatura laterale. A est dell’attuale impianto, dove si è già iniziato a scavare e dove il via vai dei mezzi è continuo, verranno invece realizzate, in ipogeo, nove pompe di calore elettriche, di rango industriale, oltre a un magazzino e a un nuovo stoccaggio dei fanghi di depurazione. Per farlo andrà riorganizzata la viabilità interna dei camion che portano i rifiuti in via Malta. Sul lato ovest sarà invece realizzata una nuova grande cabina elettrica e sarà riorganizzato il sistema dei parcheggi, con un piazzale per camion al posto del parcheggio per dipendenti e ospiti, spostato più in là. Il progetto, spiega il direttore dell’impianto Alessandro Carilli, è dello studio bresciano Crew di Lamberto Cremonesi mentre l’appalto per le opere civili, del valore di 13 milioni, è stato affidato alla ditta Pavoni di Vobarno. L’impianto per il trattamento fumi sarà della Termokimik di Milano e le pompe di calore avranno il marchio Johnson Controls.

Il progetto del nuovo Termoutilizzatore è stato realizzato dallo studio Crew - © www.giornaledibrescia.it
Il progetto del nuovo Termoutilizzatore è stato realizzato dallo studio Crew - © www.giornaledibrescia.it

Il meccanismo. Oggi i fumi dell’inceneritore vengono abbattuti da un sistema di filtri a maniche, ricorda Carilli. Sistema che tiene tutti i valori degli inquinanti ben sotto i limiti di legge. In aggiunta a quello verrà ora realizzato un filtraggio a umido: di fatto il «lavaggio» dei fumi consentirà di abbattere gli inquinanti acidi, acido cloridrico e anidride solforosa. Con questa tecnologia sarà poi possibile condensare il calore presente nei fumi, recuperando energia termica, da convogliare poi nella rete del teleriscaldamento.Per farlo serviranno le pompe di calore, realizzate in ipogeo, che avranno una potenza complessiva di 60 Megawatt. Oggi il termoutilizzatore produce 840 Gigawatt l’anno. Con i nuovi impianti arriverà a mille, di fatto il 77% del fabbisogno annuale della rete del teleriscaldamento. Una volta recuperata l’energia termica, i fumi passeranno poi nella torre Denox che dimezzerà le emissioni di ossidi di azoto, fino a 30 milligrammi (a fronte di un limite di 80).

Durante i cantieri l’impianto non si fermerà mai. Si sfrutteranno i fermi tecnici di 28 giorni per le manutenzioni delle linee. Nell’autunno 2022 è in programma l’attivazione del trattamento fumi e recupero calore della prima linea; nella primavera 2023 delle altre due, in modo che il sistema possa andare a regime. Così, oltre a smaltire i rifiuti, il termoutilizzatore diventerà sempre più centrale per illuminare e riscaldare le case dei bresciani.

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