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Decarbonizzare si può, ma le scelte si fanno adesso

Il panorama mondiale non è omogeneo e il declino dei combustibili fossili non è dovuto ad adeguate strategie
L’Europa si è impegnata a ridurre le emissioni di anidride carbonica in tre fasi
L’Europa si è impegnata a ridurre le emissioni di anidride carbonica in tre fasi
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La decarbonizzazione felice è una strada ormai percorribile, anche se irta di difficoltà e di condizioni economiche complesse da soddisfare. Adesso sembrerebbe che il mondo dell’energia abbia intrapreso il cammino giusto ma la International Energy Agency avverte: per ora il declino dei combustibili fossili non è dovuto ad adeguate strategie, piuttosto alla crisi economica di un decennio. Tanto che, prima della pandemia e già nella ripresa del 2017, il consumo globale di carbone è aumentato dell’1% (7.585 miliardi di tonnellate).

Il carbone è il pessimo protagonista di questo brusco riaffermarsi di una tendenza che sembrava destinata ad un graduale abbandono. Come avverte uno studio dell’Eni (società che cerca una svolta green della propria produzione) il carbone mantiene una quota del 38% sul mix energetico mondiale e c’è un dato che risulta ancor più preoccupante: il 40 per cento dei nuovi impianti termoelettrici inaugurati nel mondo sono ancora basati sul carbone.

Nel frattempo l’Europa si è impegnata a ridurre le emissioni di anidride carbonica in tre fasi: 40, 60 e 80 per cento entro il 2030, 2040 e 2050. Giustappunto, la Germania alla fine del 2018 ha chiuso la sua ultima miniera di carbone: la Prosper-Haniel nel bacino carbonifero della Ruhr. Non lo ha fatto però per esaurimento del giacimento che, in realtà, potrebbe produrre ancora per secoli, ma perché a fianco del politicamente corretto trova più conveniente importare carbone da Colombia, Australia e Sudafrica. Infine, Svezia, Belgio, Estonia, Austria e la Francia (ma qui c’è il nucleare) fanno affidamento sul carbone per meno del 10% del proprio fabbisogno elettrico. Finlandia, Slovacchia, Spagna, Irlanda, Ungheria, Croazia e Portogallo sono sotto il 20%. L’Italia è al 13,3%.

 

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