Termoutilizzatore, emissioni in calo: più calore e taglio di CO2

Report dell’osservatorio sugli anni 2019 e 2020: il trend dei dati mostra l’efficienza dell’impianto
Pronto il sesto report dell’Osservatorio sul funzionamento del termoutilizzatore - © www.giornaledibrescia.it
Pronto il sesto report dell’Osservatorio sul funzionamento del termoutilizzatore - © www.giornaledibrescia.it
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Quanti rifiuti brucia il termoutilizzatore di Brescia? Di che tipo sono, da dove vengono, quali sono le emissioni in atmosfera dell’impianto, quanto calore produce? A tutte queste domande risponde il rapporto dell’Osservatorio sul termoutilizzare, uno «strumento di informazione e trasparenza» come dice l’assessore all’ambiente del Comune di Brescia.

«Un lavoro prezioso che si basa su fatti e dati scientifici, non su pareri o impressioni» rimarca Paolo Vitale, componente dell’osservatorio in rappresentanza della consulta per l’ambiente.

L’edizione 2021, pubblicata poche settimane fa, è la sesta e riporta i dati del 2019 e 2020, con novità significative a partire da una «storicizzazione dei dati», in modo da vedere l’evoluzione nel tempo (gli ultimi 5 anni) di emissioni e conferimenti. E il dato che emerge, come spiegato ieri in commissione ambiente da Giulio Sesana (ex direttore Arpa Brescia) e Maria Chiesa (docente di chimica alla Cattolica) è non solo che tutti gli inquinanti sono «ampiamente sotto i limiti di legge», ma hanno un trend in diminuzione, «segno dell’efficientamento dell’impianto».

«Anche per micro-contaminanti come diossine e Pcb, da sempre nell’occhio del ciclone, siamo lontanissimi dai lavori limite» ha spiegato Sesana. Gli ossidi di azoto (Nox) tra 2016 e 2020 mostrano un evidente calo, ha osservato la professoressa Chiesa, da 60 a 50 mg/Nm3. Stessa dinamica per l’ammoniaca (Nh3) utilizzata proprio per abbattere gli Nox: «Segno di un sistema efficiente che è stato migliorato».

Calore

Il termoutilizzatore non serve solo a trattare la parte indifferenziata dei rifiuti (750.482 le tonnellate bruciate nel 2020, solo un terzo, 255.234 tonnellate, prodotte nel Bresciano). L’impianto di via Malta da quei rifiuti recupera elettricità e calore. «Nel 2020 l’impianto ha immesso nella rete del teleriscaldamento circa il 70% del calore distribuito - ha spiegato il dirigente del settore ambiente di Palazzo Loggia Angelantonio Capretti -. La rete ha servito 20.500 utenze, pari a circa il 65% delle utenze nei comuni serviti (Brescia, Concesio e Bovezzo)».

L’impianto ha quindi una valenza ambientale, in particolare sulle emissioni climalteranti (CO2 in primis), a cui il rapporto dedica un focus: «Il contributo del termoutilizzatore alla rete del teleriscaldamento evita l’uso di combustibili fossili per 150mila tonnellate equivalenti di petrolio e un beneficio ambientale pari a 905mila tonnellate di CO2 evitate» si legge nel report.

Progetti

Il rapporto guarda anche oltre, a quel che accadrà. Ad esempio, ha ricordato Danilo Scaramella (Legambiente) il prossimo documento avrà un focus sull’energia rinnovabile prodotta dall’impianto (con la quota biogenica dei rifiuti), come chiede l’Europa. Inoltre A2A sta ultimando il progetto per recuperare calore dai fumi del termoutilizzatore: il piano «flue gas cleaning» prevede che oltre al trattamento a secco i fumi vengano «lavati» a umido.

Un’operazione che consentirà di recuperare l’energia termica latente in quell’umidità con pompe di calore (150 GWh termici l’anno, pari al fabbisogno di 12.500 famiglie). A valle sarà poi installato un catalizzatore per abbattere ulteriormente le emissioni, in particolare gli Nox che dovrebbero essere tagliati di un altro 40%. L’intera operazione di decarbonizzazione dovrebbe ridurre le emissioni di CO2 di altre 105mila tonnellate l’anno.

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