Telepredicatore islamico: «Stanca del marito, racconti forzati»

L'uomo era stato accusato dalla moglie di maltrattamenti ma il giudice di primo grado l'ha assolto perchè «il fatto non sussiste»
Il Palazzo di Giustizia di Brescia - © www.giornaledibrescia.it
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Secondo l'accusa «abitualmente maltrattava la moglie provocando nella stessa un costante stato di sofferenza e timore». E per questo il pm aveva chiesto la condanna a quattro e sei mesi. Per il giudice di primo grado invece «la volontà della vittima era di liberarsi del marito e ha forzato la descrizione dei litigi». E per questo il telepredicatore islamico Fathi Hamdan è assolto «perché il fatto non sussiste».

Il 49enne nato in Sudan e conosciuto in Italia per gli insegnamenti islamici diffusi in tv, era stato arrestato, finendo in carcere, nell'ottobre del 2019 dopo la denuncia della moglie e madre dei suoi figli. Versione dei fatti che in aula è risultata carica di «eccessi e smagliature narrative» per usare le parole del giudice Mauro Liberti riportate nella motivazione della sentenza di assoluzione, impugnata dalla Procura che ha presentato ricorso in appello. 

«In nessuno dei molteplici referti medici contenuti nel fascicolo delle indagini preliminari vi sono riscontri effettivi corrispondenti alle dinamiche delle aggressioni subite così come riferite dalla donna» scrive il giudice. Di certo, in questa vicenda, ci sono i rapporti tesi tra marito e moglie. «Non può escludersi - si legge -, che la difficile relazione di coppia, con evidenti inconciliabilità di carattere, soprattutto in relazione al rapporto con il denaro da parte della donna, possa aver avuto una "rilettura" negativa e difensiva da parte della moglie».

Nelle motivazioni della sentenza il giudice aggiunge che «il desiderio di libertà della donna e di rivalsa nei confronti del coniuge le possa aver fatto ricostruire con forzatura litigi di una coppia oramai senza alcuna condivisione di sentimenti da parte della donna colorando di violenza ed abuso, rapporti che, fino ad allora, erano solo non voluti e non graditi».

E conclude che «non è integrato il reato di maltrattamenti, mancando evidentemente un insieme di atti di violenza e minaccia posti in essere unilateralmente dall'imputato ed idonei a svilire ed a recare sofferenza alla moglie».

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