Tamponi ogni 100mila abitanti: Brescia può fare meglio

Per la prima volta dall’inizio della pandemia di Covid-19 in Italia, sono disponibili i dati dettagliati sui tamponi eseguiti in Lombardia, provincia per provincia. Dell’andamento di Brescia abbiamo detto: 600mila test diagnostici processati in assoluto per 300mila assistiti, di cui il 12% è risultato positivo. Oltre a ragionare sul numero di esami nasofaringei eseguiti in termini assoluti, è interessante rapportarli alla popolazione residente, per cercare di capire a che punto è l’attività di testing che, insieme al vaccino e al tracciamento, è uno degli strumenti chiave per contenere il contagio e disinnescare eventuali focolai.
Osservando l’intera evoluzione della pandemia, dal primo giorno del lockdown del 9 marzo fino al 10 gennaio 2021, Brescia a conti fatti non brilla per tamponi ogni 100mila abitanti. Certo, dopo Milano (3,2 milioni di abitanti) è la provincia più popolosa e conta 1.255.437 persone, ma se ci si concentra sul rapporto tra test molecolari e residenti il dato evidenzia che l’attività di testing ha ancora margini di miglioramento. Tirando le somme di oltre 10 mesi di epidemia, nella nostra provincia sono stati processati 47.850 tamponi ogni 100.000 abitanti: una performance che non è tra le migliori in Lombardia. Un aspetto di cui bisogna tenere conto è l'incidenza sul risultato che può aver avuto la Valcamonica, i cui comuni fanno riferimento all'Ats della Montagna, e che in primavera non era stata particolarmente coinvolta dal contagio, dunque è pensabile siano stati fatti in generale meno test.È andata meglio a Cremona (60.365), Lodi (54.136), Como (51.581), Varese (50.371), Milano (49.468) e Pavia (49.176). Stupisce in particolare il dato di Bergamo, penultima in classifica, che durante la prima ondata era stata una delle zone più pesantemente flagellate dal coronavirus: 41.764 test ogni 100.000 abitanti, solo Lecco ne ha fatti di meno.
Nel grafico in movimento qui sotto, è possibile osservare l’evoluzione della capacità di testing nelle 12 province lombarde.
Nei primi mesi di diffusione del Sars-CoV-2, parlando di tamponi/100mila abitanti a settimana, Lodi e Cremona hanno testato, in proporzione alla loro popolazione, molte più persone che nelle altre Ats lombarde. Brescia è entrata nella top 3 solo dopo il 6 aprile (con 683 test), per poi essere scalzata da Bergamo, che nella prima settimana di maggio ha toccato quota 935.
Terminata l’emergenza della prima ondata, quando venivano sottoposti a test solo i cittadini con sintomi, Brescia ha oscillato tra quarto e quinto posto per poi schizzare al vertice regionale a fine agosto (986). Da settembre, con una poderosa accelerata poi nella seconda metà di ottobre, Milano ha iniziato a fare sempre più tamponi, in concomitanza con l’avanzare della seconda ondata che, a differenza della prima, non ha risparmiato il territorio meneghino. Da evidenziare un cambio di passo a novembre anche di Monza Brianza e Varese, mentre i dati in ogni territorio si sono contratti con l’arrivo delle festività natalizie.
Se invece osserviamo il numero assoluto di tamponi effettuati, per quasi tutta la durata della pandemia Brescia è stata seconda solo a Milano.
Per quanto riguarda la percentuale di test positivi, sempre in termini assoluti, l’incidenza più alta è a Monza Brianza (19,8%), mentre la più bassa è Bergamo (9,53%). A Brescia, l’incidenza è del 12,04%, come a Cremona, mentre sale in altri territori quali Milano (18,3%), Como (18,4%) e Sondrio (17%).
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