Tamponi all'estero, Copan: «Nessun vincolo all'esportazione»

L'inchiesta avviata a Cremona avocata dalla Procura generale di Brescia. L'azienda ribadisce: «A marzo mancavano reagenti, non tamponi»
I tamponi prodotti dalla bresciana Copan - © www.giornaledibrescia.it
I tamponi prodotti dalla bresciana Copan - © www.giornaledibrescia.it
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La Procura generale di Brescia ha avocato l’inchiesta che la procura di Cremona aveva archiviato sulla vendita nel marzo scorso, in piena emergenza Covid, di 500mila tamponi agli Stati Uniti da parte della azienda bresciana Copan, leader mondiale nella produzione dei tamponi.

L’azienda replica: «Con riferimento a quella transazione, e non solo, Copan è stata oggetto di numerose verifiche da parte delle Autorità nei mesi scorsi. Tra le altre, abbiamo ricevuto ispezioni della Guarda di Finanza, dell’Agenzia delle Entrate e dell’Agenzia delle Dogane, che nulla hanno eccepito sul nostro operato».

Secondo l’azienda bresciana «l’oggetto della vendita sono stati i tamponi, intesi come dispositivi di prelievo del campione; non i test che, purtroppo, scarseggiavano ovunque nel mondo all’inizio della pandemia Covid- 19. Diversamente dai reagenti per i test e i Dpi, i tamponi non hanno subìto alcuna limitazione alla vendita e all’esportazione per la semplice ragione che, una volta chiarito l’equivoco tampone Vs. test, l’approvvigionamento dei tamponi per l’Italia non è mai stato un problema» spiega Copan.

«Trascorsi ormai nove mesi da quell’episodio, a fronte dell’aumentata capacità di effettuare test Covid-19 nel nostro Paese, che ha portato ad un corrispondente e notevole incremento nel consumo dei tamponi, messi prontamente a disposizione da parte di Copan, i fatti dimostrano che non vi era alcuna necessità di porre vincoli alla loro esportazione. Peraltro, quella vendita non è che una delle innumerevoli operazioni di esportazione - prima e durante la pandemia - da noi realizzate in oltre 40 anni di attività in un settore, quello della pre-analitica, in cui Copan è leader mondiale».

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