Super Green Pass: per gli spogliatoi serve il tampone

La vita condotta fin qui non cambia per gli «sportivi» che hanno effettuato il ciclo vaccinale o che sono guariti dal Covid. Per sportivi, intendiamo sia chi pratica una qualche attività, sia chi frequenta partite o competizioni in veste di spettatore. Tuttavia, il decreto che ha sdoppiato il certificato verde, valido al momento dal 6 dicembre al 15 gennaio (una proroga è comunque possibile), modifica, introducendo alcune restrizioni, le abitudini dei non vaccinati. Persone che, per prendere parte a qualsiasi attività, dovranno esibire un tampone negativo.
Chi invece vorrà seguire dagli spalti una partita (di calcio, di pallacanestro, di tennis, insomma, di qualsiasi sport) dovrà avere il Green pass (definito adesso «Super») derivante dalla doppia vaccinazione. O, alternativamente, essere già guarito dal Coronavirus. Fin qui, e fino al 6 dicembre, un atleta che svolgeva attività di rilievo ultra-regionale che aveva scelto di non vaccinarsi era tenuto a svolgere un test prima di ogni partita. Ma non per prendere parte agli allenamenti. Adesso, invece, per entrare negli spogliatoi dovrà presentarsi con un tampone negativo in corso di validità (antigenico o molecolare).
A livello pratico - e qui dipende dal livello a cui si pratica sport e quindi dal numero di allenamenti che si sostengono - da un tampone a settimana si passerà a più test. Quelli necessari a «coprire» i vari giorni di attività, tra allenamenti e match. Saranno comunque necessarie specifiche istituzionali per risolvere alcune situazioni «al limite».
Un atleta che decide di non entrare nello spogliatoio con i compagni per l’allenamento, ma di arrivare vestito e di farsi la doccia a casa, potrà comunque prendere regolarmente parte alla seduta? Da risolvere anche altri casi speciali. Un calciatore non vaccinato che va in trasferta, come potrà entrare in un albergo o in un ristorante, se è sprovvisto del cosiddetto «Super Green pass», ossia il documento che attesta la doppia vaccinazione? O, ancora, un atleta squalificato che desidera seguire i propri compagni dagli spalti, non potrà farlo dal momento in cui gli impianti sportivi - dal 6 dicembre al 15 gennaio - saranno solo aperti a chi dimostrerà di aver ricevuto la doppia dose?
Venendo al mondo del calcio, che rappresenta il bacino d’utenza di sportivi più grande, dagli adulti alle giovanili, va specificato che chi partecipa ad attività agonistica cosiddetta «regionale e provinciale» (dalla Promozione, inclusa, in giù), fin qui non era nemmeno tenuto a portare un tampone in occasione delle partite. A un giocatore di Prima categoria che non si era vaccinato - per intenderci - era richiesto di esibire un test negativo prima del raduno estivo, e di ripetere l’esame 6-7 giorni dopo il ritiro. Alla luce di tutto, per le società, la questione si fa più complicata nella gestione delle giovanili.
Se è più facile tenere sotto controllo il gruppo ristretto di una prima squadra, all’interno delle varie formazioni di «baby» il numero dei non vaccinati - di cui controllare tamponi ogni pochi giorni - è verosimilmente maggiore. E siccome molti club si basano anche sul lavoro di volontari, non tutti potrebbero essere in grado di raddoppiare gli sforzi per controllare che tutto avvenga secondo le regole.
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