Suonare le campane «a mano», una scuola farà vivere la tradizione

Danilo Vitali, rezzatese, in campo per istituirla: «Non sarà facile, ma molti giovani sono interessati»
Vecchia scuola. Sul campanile di Caionvico le prime prove -  © www.giornaledibrescia.it
Vecchia scuola. Sul campanile di Caionvico le prime prove - © www.giornaledibrescia.it
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Il fascino delle campane. Il desiderio di far riemergere l’antica tradizione manuale campanara, ormai quasi scomparsa a favore del più moderno e meno difficoltoso suono elettronico. È per recuperare quella tradizione, ma anche per la passione innata del figlio 17enne Giorgio, che al rezzatese Danilo Vitali è venuta l’idea di impegnarsi nella creazione di una scuola campanara.

«Non sarà cosa facile - afferma Danilo - ma a sorpresa ho potuto constatare che vi sono parecchi giovanissimi che, come mio figlio, hanno il desiderio di imparare a suonare le campane».

Con lui in questa impresa Massimo Ziliani, 45 anni, origini bergamasche, ma ormai da anni di casa a Paitone, che fa parte della Federazione campanara bergamasca e porterà la sua esperienza di lungo corso (è da quando ha 12 anni che suona le campane),diventando uno dei maestri campanari della scuola.

Con loro don Alessandro Braghini, parroco di Caionvico, che ha messo a disposizione il campanile dell’antica chiesa dei Santi Faustino e Giovita, arroccata ai piedi del monte Mascheda e restaurato di recente, nel quale don Alessandro ha voluto ripristinare la funzionalità delle campane.

Una triade che collaborerà fattivamente, affinché questo progetto in fase embrionale possa andare in porto. I presupposti ci sono tutti, ma soprattutto ci sono già - a sorpresa - 6/7 ragazzi giovanissimi, che come il figlio di Danilo sono animati dal desiderio di imparare l’arte non facile di suonare le campane.

«Fino ad un anno fa - racconta ancora Vitali- una scuola campanara esisteva, ed era a San Gallo di Botticino, ma da quando è mancato a gennaio 2017 il campanaro Avelino Busi, non ha avuto più seguito».

Per Danilo e Massimo che già collaboravano con lui da anni c’è quindi anche una grande memoria da portare avanti, un patrimonio di conoscenza da non disperdere, perché ha scandito in passato i momenti importanti della vita delle di molta gente, e perché saper suonare le campane è davvero un’arte da conservare.

Sono due i modi per suonarle; il primo prevede una tastiera simile ad una pianola, che si costruisce artigianalmente, ed è posizionata in cima al campanile, perché i suoi tasti sono collegati al batacchio delle campane, (normalmente cinque): abilmente toccati producono svariate melodie. Totalmente diverso il secondo sistema che prevede le corde, anche qui cinque (è detto sistema ambrosiano), collegate direttamente alla campana, che vengono al contrario tirate dal campanaro dalla base del campanile producendo il suono a distesa. Il primo concerto dei nuovi campanari sarà a giugno per la festa del Corpus Domini e si spera che per allora altri giovani e non, si siano aggiunti.

Chi volesse informazioni può telefonare al numero 346/6730534.

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