Strage di piazza Loggia, gli avvocati di Zorzi: «Contro di lui tutte illazioni»

In aula tocca ai difensori del 70enne neofascista veronese, all'epoca ventenne, accusato della fase esecutiva
Piazza Loggia il giorno della strage del 28 maggio 1974 - Foto © www.giornaledibrescia.it
Piazza Loggia il giorno della strage del 28 maggio 1974 - Foto © www.giornaledibrescia.it
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In attesa che la Cassazione motivi il provvedimento con il quale ha consentito alla Presidenza del Consiglio dei Ministri di costituirsi parte civile, e in attesa quindi di capire se dovrà partire daccapo o meno, l’udienza preliminare che vede sul banco degli imputati Roberto Zorzi ieri ha mosso un passo avanti. L’avvocatura dello Stato, dando voce a palazzo Chigi, ha preso parola per chiedere il rinvio a giudizio del 70enne veronese, che si è rifatto una vita come allevatore di dobermann negli Stati Uniti. Il resto dell’udienza è stato dedicato all’intervento dei difensori del presunto esecutore della strage di piazza Loggia, all’epoca ventenne. I difensori di Roberto Zorzi, gli avvocati Stefano Casali e Edoardo Lana, hanno criticato la ricostruzione accusatoria sotto più profili, sia dal punto di vista formale, che sostanziale.

Suggestioni

I legali del veronese, che finì tra i primissimi sospettati della strage e che, l’indomani l’esplosione che provocò la morte di 8 persone e il ferimento di altre 102, in seguito alla testimonianza della superteste della procura fu fermato, ma anche immediatamente rimesso in libertà, ritengono che le prove raccolte non abbiano alcunché di indiziante, ma siano il frutto di suggestioni. Dopo aver criticato la genericità del capo di imputazione, dal quale a loro dire non si evince il ruolo che Zorzi avrebbe avuto nella filiera della strage, i legali dell’imputato hanno difeso la bontà dell’alibi del loro assistito.

Il Tribunale di Brescia - © www.giornaledibrescia.it
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All’epoca dei fatti, a levare Zorzi dai guai, ci pensò la figlia del titolare del bar che affacciava di fronte alla stazione degli autobus di Verona. La ragazza, allora sedicenne, disse di averlo visto la mattina della strage proprio al bar, escludendo la sua presenza a Brescia. La teste è stata risentita in tempi più recenti e non ha ricordato quel riconoscimento, ma per i difensori di Zorzi, la circostanza non basta ad invalidare quanto affermato all’epoca.

Inattendibile

Per gli avvocati Casali e Lana inoltre non può essere dato credito alla supertestimone della procura che, nell’immediatezza della strage, disse di aver sentito Zorzi in pizzeria parlare di un attentato. La donna, dopo aver riferito questa circostanza al vice del capitano Delfino, ritrattò tutto a processo, salvo poi tornare sui suoi passi una volta a colloqui con gli inquirenti cui si deve il fascicolo a carico di Zorzi. I continui cambi di versione, agli occhi dei difensori del neofascista veronese, sono la prova dell’inattendibilità della donna: le sue parole non possono, per loro, essere alla base del rinvio a giudizio.

Dopo aver raccolto gli interventi di parte civile e difesa, il gup Federica Brugnara, ha aggiornato l’udienza al 13 novembre, per le conclusioni e, se il tempo lo consentisse, la decisione.

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