Strage di Gornji Vakuf: Paraga in Procura per l’inchiesta bis

Scontata la condanna, prima di salire sull’aereo per Sarajevo è stato sentito dai magistrati sui nomi degli esecutori
  • Fuori dal carcere di Vigevano.  Paraga ieri mattina sul sedile posteriore dell’auto della Polizia La presentazione. Un momento della conferenza in Municipio
    Strage di Gornji Vakuf, Paraga libero ma di nuovo in Procura
  • Ex comandante.  Hanefija Prijic, Paraga
    Strage di Gornji Vakuf, Paraga libero ma di nuovo in Procura
  • La radura dove furono uccisi Puletti, Lana e Moreni - © www.giornaledibrescia.it
    Strage di Gornji Vakuf, Paraga libero ma di nuovo in Procura
AA

Da ieri mattina Hanefija Prijic è libero. Il comandante Paraga ha terminato di scontare la condanna, inflitta dai giudici della Corte d’Appello di Brescia e confermata in Cassazione, per la strage di Gornji Vakuf del 29 maggio 1993, quando diede l’ordine di uccidere i tre volontari bresciani Sergio Lana, Fabio Moreni e Guido Puletti.

L’ex comandante paramilitare ha lasciato la casa circondariale di Vigevano coprendosi il volto a bordo di un’auto della Polizia che prima di portarlo all’aeroporto di Malpensa per farlo salire su un volo diretto a Sarajevo, dove ad attenderlo c’era la figlia, lo ha condotto negli uffici della Procura di Milano. Nella ricostruzione sull’uccisione dei volontari italiani, a distanza di 25 anni, manca infatti ancora un tassello. Un dettaglio non da poco: i nomi degli esecutori materiali del triplice delitto.

Per questo ieri mattina Paraga è stato ascoltato dai magistrati milanesi che, come già aveva fatto la Procura di Brescia, hanno aperto un’inchiesta contro ignoti per fare luce su chi effettivamente ha sparato a Lana, Puletti e Moreni che con i due bresciani Cristian Penocchio e Agostino Zanotti, scampati perchè scappati nei boschi, stavano portando aiuti umanitari alle popolazioni colpite dalla guerra in ex Jugoslavia.

Era stato lo stesso Paraga, durante il processo italiano ad indicare Sabahudin Prijic detto Dino, come uno dei due militari che materialmente aveva compiuto la strage. L’interrogatorio è stato chiesto su rogatoria anche dal tribunale di Travnik che vuole capire se l’ex comandante che dall’aprile del 1992 ha fatto parte dell’esercito musulmano e che dal giugno dello stesso anno ha guidato i Berretti Verdi, sia in grado di riconoscere Dino che, «oltre ad essere suo cugino e compaesano era strettamente legato a lui come risulta dalle dichiarazioni di numerosissimi testimoni» scrissero i giudici della Corte d’Appello nelle motivazioni della sentenza di secondo grado. Paraga non ha cambiato versione dei fatti e confermato il ruolo del cugino Dino.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia