Stamina, «Tutti sapevano, ma non hanno detto nulla»

Il difensore di Ermanna Darelli, ex direttore sanitario del Civile, e Carmen Terraroli, segretario del comitato etico, chiede l'assoluzione
Il processo Stamina a Torino
Il processo Stamina a Torino
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«Derelli e Terraroli vanno assolte. Non c'è una sola prova di responsabilità»: così l'avvocato Massimo Bonvicini nel corso della nuova udienza del processo Stamina in corso a Torino. Il legale bresciano è il difensore di Ermanna Derelli, ex direttore sanitario degli Spedali Civili e di Carmen Terraroli, segretaria del comitato etico, per le quali il pubblico ministero nelle precedenti udienze ha chiesto la condanna a tre anni per il reato di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e somministrazione di medicinali guasti in modo pericoloso per la salute. Chieste invece condanne a due anni e nove mesi per gli altri due imputati bresciani, il pediatra Fulvio Porta e Arnalda Lanfranchi, responsabile del laboratorio dove avvenivano le somministrazione di cellule staminali attraverso il metodo Stamina ideato da Davide Vannoni.

«Tutti sapevano tutto, Ministero e Regione Lombardia, ma non hanno detto nulla» ha spiegato l'avvocato Bonvicini, che ha poi posto una domanda alla Corte presieduta dal giudice Diamante Minucci: «Regione Lombardia aveva autorizzato la terapia Stamina all'ospedale di Brescia e oggi chiede un risarcimento agli imputati?».

Oltre a sei famiglie di pazienti che al Civile erano stati sottoposti a terapia Stamina, si sono costituiti parte civile anche il Ministero della Salute, Regione Lombardia e Medina democratica e Aifa che complessivamente hanno chiesto ai quattro imputati bresciani risarcimento per quasi sei milioni di euro.

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