Stamina, «farmaco prodotto al di fuori dalle regole»

Pubblicate le motivazioni della sentenza con cui sono stati condannati i quattro dipendenti del Civile per il caso Stamina
Il processo Stamina a Torino © www.giornaledibrescia.it
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«Il farmaco prodotto nel laboratorio cellule staminalì degli Spedali di Brescia è da considerasi senza dubbio medicinale imperfetto, innanzitutto perché prodotto nel mancato rispetto delle tecniche farmaceutiche e delle regole fissate dall'Istituto superiore della Sanità». 

Lo scrive il Tribunale di Torino nelle motivazioni con cui lo scorso 29 maggio ha condannato a due anni di carcere quattro dipendenti del Civile, Ermanna Derelli, ex direttrice sanitaria, Carmen Terraroli, segretaria referente del comitato etico, Arnalda Lanfranchi, responsabile del laboratorio, e Fulvio Porta, pediatra. 

Il problema sollevato dai giudici è che il laboratorio era privo dei requisiti Gmp (Good manufacturing practice, buone pratiche di fabbricazione). Quanto alla «inefficacia terapeutica» di Stamina, il Tribunale ritiene sufficienti le bocciature dei Comitati scientifici istituti dal Ministero della Salute. 

I quattro sanitari bresciani sono stati assolti da tutti gli altri reati contestati, tra cui spiccava l'associazione per delinquere. Secondo i giudici c'è stata una «incessante attività criminale» dell'organizzazione guidata da Davide Vannoni (che patteggiò la pena), alla quale però i medici sono risultati completamente estranei. 

Il reato di somministrazione di farmaci imperfetti si considera interrotto il 15 maggio 2012, quando l'Aifa ordinò lo stop alle infusioni. Proseguirono solo quelle decise da alcuni giudici del lavoro di vai tribunali italiani, che accolsero i ricorsi dei pazienti, e quelle che rientravano nell'ambito del cosiddetto decreto Balduzzi del 2013. Per quei casi, però, per il tribunale gli imputati non possono essere considerati responsabili. 

 

 

 

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