Numero record di contagi nel Bresciano: la lettura degli esperti

Intorno alle 17 del pomeriggio sul monitor del computer compare la tabella con il numero dei nuovi casi positivi in tutte le province lombarde. Ieri, alle cinque del pomeriggio (quella è l’ora, senza pretese di scomodare il malinconico racconto di Federico Garcia Lorca) la lettura della tabella ha causato un tonfo al cuore: 795 nuovi positivi nel Bresciano, di gran lunga superiori a quelli delle altre province lombarde.
Davanti agli occhi subito si sono configurati i peggiori scenari favoriti dalle ferite ancora aperte ad un anno dal primo caso di Covid-19. «Non nego che la situazione sia molto delicata e sotto osservazione anche per i focolai e la variante inglese, ma il numero di casi positivi non è isolato ma deve essere letto nel contesto della dinamica dei numeri - spiega Claudio Sileo, direttore generale Ats Brescia -. Il dato molto alto di 779 positivi in Ats Brescia (795 con Asst Valcamonica, ndr) risente dell’arretrato di alcuni tamponi eseguiti nei giorni scorsi i cui referti sono stati comunicati solo ieri. Dunque, è opportuno sommare al dato il numero di positivi in tabella (lunedì erano 198, martedì 226 e mercoledì 274) e dividerli per quattro. Si ottiene in questo modo una media giornaliera di 369 casi».
«Ricordo - continua Sileo - che giovedì scorso, 4 febbraio, i positivi erano 410, saliti a 462 il giorno successivo. La scorsa settimana è stata chiusa con una media di 400 casi al giorno; ora ci stiamo avviando a 369 casi di media. Insomma, il valore di oggi (ieri, ndr) non deve spaventare e l’incremento, lo ripeto, è dovuto alla somma di diagnosi di laboratorio dei giorni scorsi».Un altro elemento che Sileo suggerisce di monitorare è il numero dei tamponi processati: quelli di riferimento di ieri, che hanno portato a 779 positivi, erano 6.194, di gran lunga superiori ai 3-4 mila tamponi medi giornalieri.I dati, si sa, devono essere maneggiati con cura ed è statisticamente da penna rossa fermarsi all’analisi del dato di un singolo giorno. Questo non toglie, tuttavia, che la media delle persone positive nel Bresciano sia molto più alta di quella di altre province lombarde.
La situazione non è da sottovalutare anche perché la variante inglese è presente in modo significativo nel nostro territorio. «Oltre il 50% dei tamponi sequenziati ha la variante» spiega Arnaldo Caruso, direttore dell’Istituto di Virologia ed Immunologia clinica dell’Asst Spedali Civili, uno dei due laboratori - l’altro è allo Zooprofilattico - che effettua la sequenza genomica casuale in una cinquantina di tamponi la settimana in cerca di varianti.
«Il fatto che il numero di ieri sia frutto di una somma di casi positivi dei giorni precedenti - aggiunge Sileo - non significa che si debba rimanere tranquilli e sereni, perché il momento è estremamente delicato. Il virus circola ancora moltissimo ed è evidente che più circola, più contagia. Per questo, alla viglia di San Faustino e nei giorni di Carnevale, le misure di contenimento sono più che mai obbligatorie. Ricordiamoci che siamo in zona gialla e che il nostro obiettivo è quello di non uscire dalla gialla. Ripeto, con una metafora calcistica: non dobbiamo aspirare ad una vittoria schiacciante, ma ad un buon pareggio. Un risultato che possiamo raggiungere se facciamo ricorso alla nostra intelligenza, adottando le misure che tutti noi conosciamo: distanziamento, mascherine ed igiene delle mani. Non è difficile, ma è necessario per evitare che la situazione precipiti».
Aspirare, ora, ad un azzeramento dei contagi, è impensabile. Dovremmo tornare alle misure restrittive del primo lockdown, con le strade deserte e tutti, ma proprio tutti, chiusi in casa. La scelta è stata quella del compromesso in un misto di «normalità» e di restrizioni. Una convivenza che, nelle ultime settimane, ha dato buoni risultati: il numero delle persone ricoverate in area medica e nelle terapie intensive è stabile da tempo, ed è questa la vera cartina di tornasole per capire se il sistema che sta tenendo. I decessi sono ancora alti, è vero, ma in una pandemia statisticamente è il dato che diminuisce per ultimo.
Nulla, comunque, in confronto a quanto accaduto lo scorso marzo, quando è morto il 400% di persone in più rispetto all’atteso; oggi ci si attesta sul 10% circa.Sileo: «Ribadisco: il numero di ieri non si riferisce ad un giorno solo. Tuttavia, al di là della statistica, teniamolo presente come spauracchio per ricordarci l’importanza delle misure precauzionali e, soprattutto, che basta pochissimo per ritrovarci in situazioni drammatiche».
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