Sessant’anni fa l’elezione di Paolo VI: «È stato il costruttore della Chiesa del futuro»

Papa Francesco nel 2018 lo ha proclamato santo. Mons. Leonardo Sapienza: «Era saggio e paterno»
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60 ANNI FA MONTINI PAPA
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Un papa molto più che moderno, un papa del futuro. La definizione più bella di Giovanni Battista Montini è probabilmente quella data da padre Antonio Marrazzo. Il postulatore della Causa di canonizzazione in anni di studi, di lettura delle carte, di approfondimento delle testimonianze ha potuto conoscere Paolo VI nel profondo, apprezzarne la grande forza profetica.

Il 21 giugno 1963 i cardinali scelsero Giovanni Battista Montini come successore di Pietro; viene eletto al sesto scrutinio al terzo giorno di conclave. Sceglie per sé il nome di Paolo. Non si tratta evidentemente di una scelta casuale. Il nuovo papa, che aveva collaborato da vicino con Pio XI e Pio XII, non prende il nome di questi predecessori e neppure quello di Giovanni XXIII che, oltre ad averlo preceduto immediatamente, aveva avuto con lui un rapporto di grande familiarità. Sceglie invece il nome di Paolo. L’ultimo papa ad aver preso questo nome era stato all’inizio del XVII secolo Paolo V, Camillo Borghese, pontefice dal 1605 al 1621. Con la scelta del nome che porterà da papa, Giovanni Battista Montini, come confida nel discorso per la cerimonia di incoronazione, intende richiamarsi all’apostolo Paolo, alla sua incrollabile fede in Cristo, alla sua generosa dedizione al servizio della chiesa e alla sua instancabile opera missionaria, affinché il Vangelo potesse giungere fino ai confini della terra. Con questo atto dall’evidente valore simbolico Paolo VI comincia dunque a delineare il programma del suo pontificato, ponendolo intenzionalmente sotto il segno dell’apostolo delle genti.

Modernità

Il primo uomo moderno divenuto papa, per usare le parole del cardinale Paul Poupard. Il 14 ottobre 2018 papa Francesco lo ha proclamato santo: Bergoglio lo considera suo padre spirituale. Molte cose del resto li accomunano, come ci ha raccontato mons. Leonardo Sapienza (sacerdote rogazionista, Reggente della Prefettura della Casa pontificia) profondo conoscitore di san Paolo VI: «Montini scriveva che anche i lontani hanno bisogno dello scandalo cristiano. Papa Francesco, nell’andare incontro all’uomo di oggi, non esita a ripetere che non esistono i lontani, e che bisogna dimostrare che Dio non è un ladro di felicità o di libertà. Per citare ancora Paolo VI: "Per il cattolico i lontani non dovrebbero esistere". Per Paolo VI il dialogo era quasi un chiodo fisso, come del resto per papa Bergoglio».

Montini era talmente convinto dell’importanza del dialogo che avrebbe voluto dedicare un’Enciclica al tema. Scriveva il pontefice di Concesio: «Non è facile farlo, specialmente in un periodo, come il nostro, di così radicale e sleale avversione alla religione e alla Chiesa». Parole ancora oggi di incredibile attualità. Per restare sui punti comuni, per entrambi i pontefici non si va incontro al prossimo insegnando o giudicando, ma facendosi compagni di strada dell’umanità.

Speranza

Papa Montini resterà come il Papa che ha amato e stimato il suo tempo ed ha cercato di avvicinare tutti gli uomini, facendosi anche pellegrino sulle strade del mondo. Come pochi, egli ha capito la grandezza e la miseria dell’uomo. Ne è convinto il cardinale Giovanni Battista Re, per anni tra i più stretti collaboratori di san Giovanni Paolo II e profondo conoscitore di Paolo VI.

Paolo VI aveva il genio di esprimere, in poche parole, slogan che sono entrati a far parte del linguaggio ecclesiale: «La civiltà dell’amore», «La Chiesa esperta in umanità», «L’uomo non può vivere senza amore». Paolo VI però non è stato pienamente capito dal suo tempo.

«Papa Montini - ci ha spiegato mons. Sapienza - ha attraversato un periodo particolare della storia della Chiesa e della società. In tutti i cambiamenti epocali che il mondo stava vivendo, Paolo VI ha cercato di mantenere sempre fermo il timone della barca di Pietro».

Paolo VI ha amato il mondo del suo tempo, «ha portato la Chiesa in mezzo al mondo e in tutto il mondo. È stato il costruttore della Chiesa del futuro: Chiesa semplice, fraterna, di comunione. Predicava ottimismo e fiducia, nonostante le sofferenze di ogni genere».

Paolo VI era «coerente, saggio, paterno. È il pastore che soffre ogni scelta con tutta l’adesione della sua umanità investita da un compito immane che il mondo non sempre può capire». Paolo VI «ha ricondotto la Chiesa a dimensioni più umane, accessibili, fraterne, quasi immagine della sua indole fatta di semplicità e di dialogo. 

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