Servizi per bimbi da zero a tre anni: Brescia tra le prime città in Italia

Al 41% per sviluppo e frequenza degli asili nido a fronte del 28% a livello nazionale
0-3 ANNI, BILANCIO DEI SERVIZI
AA

Un bilancio quinquennale che vede Brescia svettare, con una percentuale vicina al 41%, ben oltre la media nazionale del 28% per quanto riguarda i servizi offerti alle famiglie con figli da 0 a 3 anni.

Parliamo nello specifico dello sviluppo e della frequenza agli asili nido, alle sezioni primavera (per bimbi tra i 2 e i 3 anni) e ai Tempi per le famiglie, ovvero di quel «Sistema integrato cittadino» previsto da un apposito decreto legge del 2017 che il Comune di Brescia ha sviluppato e potenziato attraverso un protocollo d’intesa biennale con i nidi convenzionati, che ha garantito l'aumento dei posti da 231 a 308, una convenzione con gli enti gestori interessati a  ospitare le sezioni primavera e, infine, di accordi di collaborazione con gli istituti comprensivi cittadini della Berther e della Piaget (destinate a diventare statali), entrambi disposti a ospitare sezioni primavera.

«Già dal 2018 - spiega l’assessore all’Istruzione pubblica Fabio Capra  -, grazie a una offerta complessiva per le famiglie pari al 31% della popolazione target (1.274 posti su 4.113 potenziali utenti) il Comune di Brescia si colloca ben al di sopra della media nazionale e, negli anni successivi, l’incremento è stato costante al punto che, comprendono anche le sezioni primavera e i Tempi per le famiglie, i posti che si sono aggiunti sono 408, di cui 131 nelle sezioni primavera e 277 nei Tempi».

Da alcuni anni a livello nazionale sono stati introdotti finanziamenti specifici per potenziare gli asili nido. Risorse che vengono però assegnate soltanto ai comuni che hanno una copertura storica inferiore al 28,88% della popolazione target. «Poiché si trova al di sopra dello standard nazionale, il Comune di Brescia non ha percepito alcun finanziamento - afferma Capra -. Ciononostante l’Amministrazione ritiene essenziale tendere una mano alle famiglie, benché solo il 20% dell’intero costo per questi servizi, pari a 8 milioni 283mila euro, provenga da tariffe da rette e trasferimenti da enti superiori».

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