Sentenza choc della Consulta: bonifiche a rischio in 43 comuni bresciani
Per le aree da bonificare è quasi un terremoto. I cui effetti solo nel Bresciano riguardano una settantina di interventi che si ritrovano ora improvvisamente a rischio.
A fare impazzire i sismografi è la sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimo l’articolo della legge regionale del 2006 con cui la Lombardia aveva affidato ai Comuni i procedimenti di bonifica dei siti inquinati.
La decisione della Consulta, chiamata a decidere dopo un ricorso che era stato presentato al Tar di Brescia dalla Ercos spa di Monticelli Brusati, è stata presa perché, leggiamo testualmente, «la potestà legislativa esclusiva statale esprime ineludibili esigenze di protezione di un bene, quale l’ambiente, unitario e di valore primario, che sarebbero vanificate ove si attribuisse alla regione la facoltà di rimetterne indiscriminatamente la cura a un ente territoriale di dimensioni minori, in deroga alla valutazione di adeguatezza compiuta dal legislatore statale con l’individuazione del livello regionale. Ad una siffatta iniziativa si accompagnerebbe una modifica, attraverso un atto legislativo regionale, dell’assetto di competenze inderogabilmente stabilito dalla legge nazionale all’esito di una ragionevole valutazione di congruità del livello regionale come il più adeguato alla cura della materia».
Ritardi
La sentenza è pesante perché comporterà inesorabilmente ritardi negli iter di bonifica delle aree inquinate. Solo nella nostra provincia sono a rischio 71 bonifiche in 43 comuni, stando alla mappatura riportata da Agisco (Anagrafe e gestione integrata siti inquinati) e aggiornata al 31 dicembre 2022. Da notare che resta escluso dagli effetti della sentenza il sito Caffaro in quanto la competenza, vista l’estensione e la gravità, in questo caso è direttamente in capo allo Stato. Allo stesso modo restano esclusi i siti di interesse regionale e i progetti di bonifica dei siti orfani finanziati con risorse del Pnrr. I finanziamenti Pnrr sugli interventi di rigenerazione urbana o altri interventi comunali che prevedono una bonifica preventiva rischiano invece un grosso rallentamento nelle procedure.
Per il governatore Attilio Fontana è una vera e propria doccia fredda: «La sentenza - commenta - va nella direzione del centralismo e non certo verso la delega delle competenze che, per quanto ci riguarda, è il modo corretto per collaborare con Comuni e Province. In ogni caso vedremo se il Governo potrà intervenire e anche noi ci attiveremo per capire come risolvere questa situazione». Peraltro, nota il presidente, «è stata impugnata la nostra legge, ma non quella di altre Regioni che in Italia si comportano come noi».
Avviato un confronto
Sul tema è intervenuto anche l'assessore regionale all'Ambiente e Clima Giorgio Maione: «Abbiamo già avviato un confronto con Anci Lombardia al fine di trovare una soluzione condivisa - rende noto -. Non appena pubblicata la sentenza i funzionari della Regione hanno tenuto una riunione tecnica con Anci Lombardia: abbiamo l’obiettivo comune di non rallentare i tempi per quanto possibile e garantire la continuità degli interventi per i quali la Regione sta investendo ingenti risorse». Di fatto, prosegue Maione, «i Comuni non possono più esercitare le funzioni relative alle procedure operative e amministrative, come la convocazione della conferenza di servizi, l’approvazione e l’autorizzazione all’esecuzione del piano della caratterizzazione, l’approvazione del progetto di bonifica di aree contaminate di ridotte dimensioni o l’approvazione della relazione tecnica per la rimodulazione degli obiettivi di bonifica. Abbiamo intrapreso un confronto con il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica al fine di proporre una modifica normativa risolutiva a livello nazionale che legittimi l'esercizio da parte dei Comuni delle competenze in tema di bonifiche. Ho scritto personalmente al ministro proponendo una bozza di norma da far approvare nel più breve tempo possibile per sbloccare la situazione. E i nostri uffici hanno già attivato un primo provvedimento con le prime indicazioni ai Comuni».
Il primo passo è una verifica dello stato di avanzamento dei procedimenti di bonifica in corso di istruttoria da parte dei Municipi, ai quali sarà chiesto di compilare entro l’8 settembre una apposita scheda.
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