Sconto di pena in Corte d’appello allo stalker seriale

Sette anni e 4 mesi rispetto ai nove anni che furono inflitti a Enrico Ugoletti in primo grado
Accuse. Condannato 35enne
Accuse. Condannato 35enne
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«Non l’ho violentata e nemmeno segregata in casa. È vero sono stato pressante con lei, non tolleravo il suo desiderio di stare senza di me. Ma non sono arrivato al punto di abusare di lei e di privarla della sua libertà». Le parole sono di Enrico Ugoletti.

Il 35enne, non nuovo a processi per stalking, si è difeso così nel corso del processo d’appello che si è celebrato ieri e che lo vedeva alla sbarra per atti persecutori, violenza sessuale, lesioni aggravate e sequestro di persona.

I giudici della Corte d’appello (presidente Claudio Mazza, a latere Eliana Genovese e Francesco Nappo) gli hanno accordato uno sconto rispetto alla pena incassata in primo grado, ma non gli hanno creduto. Se ne va, in libertà, con una condanna a 7 anni e 4 mesi, un anno e otto mesi meno della sentenza con la quale aveva lasciato il Tribunale.

«Ricorreremo sicuramente per Cassazione» ci ha detto uno dei due difensori dell’uomo, l’avv. Massimiliano Battagliola (l’altro è l’avvocato Alessandro Betta). I fatti per i quali Ugoletti è stato condannato anche in appello, risalgono al febbraio di tre anni fa. Secondo la denuncia della giovane donna, una studentessa universitaria, la relazione ha circa un anno quando lui comincia a farsi particolarmente invadente e pressante e lei avverte la legittima necessità di sfilarsi dal rapporto.

Quando prende la decisione e gliela comunica, la ragazza spalanca le porte del suo inferno personale. Il 35enne, in possesso di due lauree, dopo averla sottoposta ad una sequenza di attenzioni più che sgradite, la costringe a stare con lui una notte di più. La chiude in casa, a Nave, abusa di lei in più riprese. La lascia andare solo l’indomani mattina, convinto dalle estenuanti suppliche della giovane donna. Una versione, quella accreditata dai carabinieri di piazza Tebaldo Brusato e dal pm AmbrogioCassiani e dalle sentenze che, con riferimento alle violenze e al sequestro di persona, Ugoletti ha sempre cercato di smontare. L’uomo riferì di un sabato sera come tanti altri e disse anche che al risveglio andarono a far colazione in pasticceria ognuno con la propria auto, prima di dividersi e non incontrarsi più. Se non in un’aula di tribunale.

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