Sanitari «No vax» dimezzati in 7 mesi: 1.262 sotto accertamento

Oltre 500 quelli già certificati senza vaccino, 38 tra operatori e medici sospesi all’ospedale Civile
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COVID E SANITARI NO VAX
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Non è questione di Green pass, perché per loro c’è l’obbligo di vaccinazione. Nonostante questo c’è ancora una sacca di operatori sanitari che resiste: sono 1.262 (al 15 ottobre) gli atti di accertamento inviati dall’Ats di Brescia, di questi oltre 500 riguardano persone che sicuramente non sono ancora vaccinate. Un dato che va comunque valutato con ottimismo se paragonato a sette mesi fa, quando gli accertamenti di Ats riguardavano ben 2.563 persone; da fine marzo coloro che non si vogliono vaccinare si sono quindi dimezzati, e probabilmente anche più che dimezzati.

Va anche detto che nel Bresciano sono circa 33.100 le persone che, tra medici, infermieri e operatori sanitari, a vario titolo lavorano a contatto con i malati dentro e fuori dagli ospedali;quindi i resistenti «no vax», anche se loro non vogliono essere chiamati così, sono una piccolissima minoranza. Magari molto rumorosa nelle piazze, ma non certo influente nelle corsie di ospedale.

Analizzando nel dettaglio l’ultimo report di Regione Lombardia, su 1.262 atti di accertamento inviati da Ats Brescia, 680 sono in fase di verifica (quindi potrebbe trattarsi di operatori sanitari che si sono vaccinate negli ultimi giorni), sono invece confermati senza vaccinazione 246 operatori sanitari che lavorano nelle strutture pubbliche, 281 in strutture private e accreditate, 20 lavorano in studi professionali, 34 in farmacie e parafarmacie, 1 in altre strutture. Se allarghiamo la nostra analisi, a livello regionale sono poco più di 8mila gli accertamenti inviati, circa 5mila quelli in fase di verifica; quindi in Lombardia sono attualmente poco meno di tremila gli operatori sanitari non ancora vaccinati.

E dopo gli accertamenti, essendoci appunto l’obbligo vaccinale, arriva la sospensione, all’ospedale Civile gli interessanti dal provvedimento sono 38 (47 sono invece gli operatori sanitari che erano stati sospesi e poi riammessi al lavoro a seguito della vaccinazione); sono invece 5 gli operatori sanitari sospesi nelle strutture di competenza dell’Asst della Franciacorta (8 i riammessi dopo la vaccinazione); 28 i sospesi nelle strutture di competenze (30 quelli riammessi). Questi quindi i numeri che fotografano la situazione attuale, va anche detto che fin da subito gli operatori sanitari hanno aderito con convinzione alla campagna vaccinale, a fine marzo si sfiorava appunto il 95% delle adesioni tra i medici e il 90% tra infermieri e operatori; sempre a fine marzo la situazione migliore su questo fronte si registrava alla Poliambulanza con già allora il 97% del personale vaccinato.

Valutazioni. I risultati ottenuti sul virus in Italia sono «il frutto di una delle percentuali più alte di soggetti vaccinati nella popolazione vaccinabile ed anche perché abbiamo avuto anche cautela e gradualità nelle aperture abbiamo avuto cautela nelle riaperture». Lo ha detto il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli. «Credo sia il caso di ricordare - ha aggiunto - quando da tecnici si sottolineava l’importanza della gradualità non era certo per andare ad impattare negativamente sulla vita degli italiani ma proprio per evitare esattamente questo rischio. E poi il mantenimento delle misure non farmacologiche: mascherina, lavaggio delle mani e distanziamento». Su Johnson&Johnson, «c’è un processo di revisione, in queste ore arriverà indicazione di fare la seconda dose con vaccino mRNA, si può somministrare anche dopo i due mesi dall’unica dose di J&J». Poi ha concluso: «Quei pochi soggetti che si contagiano dopo il vaccino hanno bassa probabilità di contagiare. Qualora se ne ponessero gli estremi si potrebbe arrivare a considerare l’obbligo».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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