Sabato Santo ai tempi del coronavirus, la riflessione

Oggi giorno del silenzio e del raccoglimento per Gesù nel sepolcro. I pensieri di mons. Filippini nell'attesa della Pasqua
Il volto di Cristo del gruppo scultoreo della  Pieta' di  Michelangelo, in una delle 150 immagini realizzate dal fotografo Robert Hupka, scattate nel 1964, quando il gruppo marmoreo fu ospitato all'Esposizione universale di New York - Foto © www.giornaledibrescia.it
Il volto di Cristo del gruppo scultoreo della Pieta' di Michelangelo, in una delle 150 immagini realizzate dal fotografo Robert Hupka, scattate nel 1964, quando il gruppo marmoreo fu ospitato all'Esposizione universale di New York - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Siamo al terzo giorno del triduo pasquale. Durante il Giovedì Santo ha predominato la solennità dell’istituzione dell’Eucaristia, nel Venerdì Santo c’è stato spazio per la penitenza e il dolore per la passione e morte di Gesù. Oggi, Sabato Santo, è il giorno del silenzio, della meditazione per Gesù che giace nel sepolcro prima della gioia della Risurrezione. Vi proponiamo le riflessioni proposte ai nostri lettori da mons. Gabriele Filippini.

Questo Sabato Santo del 2020, in piena lotta per contenere il virus, non vedrà quel via vai devoto erispettoso nelle nostre belle chiese per una visita, come si usa dire, al “sepolcro”.

Vale a dire al crocifisso o all'immagine del Cristo morto, solitamente collocati fra fiori e ceri per tutto il giorno inattesa della Veglia pasquale. Oggi è giorno di silenzio, senza riti: tacciono i canti, mute le campane. Si ricorda che Gesù è nel sepolcro, avvolto in un lenzuolo di lino. La sua tomba scavata nella roccia, nuova, fu messa adisposizione da Giuseppe d' Arimatea. Gesù fu sepolto in fretta prima dell'imbrunire: ma il suo corpo fu bagnato dalle lacrime delle donne, lenito con profumi e unguenti, posto sulle ginocchia della madre (come non ricordare la Pietà di Michelangelo in San Pietro?).

Per Gesù, con tenerezza e amore, il piccolo gruppo di uomini e donne che erano suoi discepoli, hanno osservato il rito della sepoltura. Seppellire i propri cari defunti con dignità e pietà, partecipazione e affetto viene recepito come undovere e un diritto.

La pagana Antigone, nella tragedia greca di Sofocle, viola le leggi del re pur di dare sepoltura al corpo del fratello Polinice. Il dolore della perdita dei propri cari è lenito dai gesti rituali di congedo. Nel funerale cristiano, poi, emergono parole e gesti di grande consolazione e speranza. E il pensiero corre all'attualità: alle migliaia di morti che il male contagioso ha causato e continua a causare. Tanti, troppi. Per i familiari perdere un congiunto, il padre, la madre, anche se carichi di anni, è una sofferenza. Ma questa emergenza sanitaria ad un dolore ne aggiunge un altro: quello della sepoltura del corpo o delle ceneri senza il conforto di presenze amiche, senza la consolazione delle esequie, senza i canti della speranza.

Questa emergenza ci costringe anche al congedo dai nostri cari con la sola presenza di un prete, che a distanza e con la mascherina, fa una rapida benedizione e una breve preghiera, quando va bene.Oggi è il giorno per ripensare alle file di bare che, circondate dalla solitudine, attendono una rapida sepoltura. Il ricordo dei carri militari a Bergamo, colmi di feretri, suscitano sentimenti non diversi da quelli del carro dei monatti ne I promessi sposi.

Ma il Sabato Santo ci ricorda che la tomba di Gesù questa notte resterà vuota. La tomba non è l'ultima definitiva parola sulla vita. E questo deve confortare chi è rattristato della non degna e solenne sepoltura di una persona amata. Nei giorni scorsi alcuni giornali hanno dato la notizia che fra le vite stroncate da questa pandemia figura anche Ezio Vendrame, ex calciatore friulano, grande e geniale campione del passato in squadre quali il Vicenza, il Padova, il Napoli. Aveva 72 anni. Lasciato il calcio si dedicò alla scrittura, pubblicando libri, soprattutto di poesia. In un suo verso scrisse: A nessun funerale mai/ L'amore non si sotterra.

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