Regionali, Cominelli (Pd): «Qualità dell’aria, crisi climatica e trasporti»

Miriam Cominelli è originaria di Nuvolera, ingegnera edile, 41 anni. Dopo l’esperienza da parlamentare (2013-2018) è stata assessore all’Ambiente del Comune di Brescia al fianco del sindaco Emilio Del Bono fino al novembre scorso, quando è subentrata in Consiglio regionale, dove tuttora è al lavoro nelle Commissioni Sanità e Ambiente.
Ha lasciato da poco la Loggia, dopo quattro anni e mezzo alla guida di uno degli assessorati più complessi per Brescia: quello all’Ambiente. Nel corso del suo mandato in Comune, arrivato alla fine di una legislatura in parlamento, Miriam Cominelli ha coordinato le bonifiche pubbliche legate al Sin Caffaro, la ferita più profonda del nostro territorio. E dopo la caduta del governo Draghi, da prima dei non eletti della scorsa tornata elettorale, ha preso posto in Regione con il Pd.
Come ha trovato la Lombardia e perché ha scelto di ricandidarsi in Regione?
Dopo 28 anni di governo di centrodestra ho trovato una Lombardia che non tratta allo stesso modo tutti i cittadini. Penso alle liste d’attesa infinite che si possono superare solo pagando una prestazione nel privato o al costo delle degenze nelle residenze per anziani, che gravano sulle spalle delle famiglie senza una regia di Regione per regolare le tariffe. E ancora al servizio di Trenord sulla Brescia-Iseo-Edolo, che mette a rischio la sicurezza dei pendolari, alle corse degli autobus in provincia che saltano mettendo in difficoltà studenti e lavoratori, perché riceviamo da Regione solo il 9% delle risorse pur rappresentando il 20% della Lombardia. Tutte cose di cui ho iniziato ad occuparmi e vorrei continuare a farlo.
A Brescia si ha un po’ la percezione che la Lombardia sia milanocentrica…
Io la definirei più regionecentrica. Su molte partite non c’è un vero ascolto degli enti locali, che molto spesso si ritrovano a dover subire decisioni non condivise e imposte dall’alto.
Qualche esempio?
Penso al piano cave di Brescia: sarà uno dei banchi di prova per capire se Regione sta dalla parte dei cittadini e degli enti locali o ha a cuore altri interessi. Piuttosto ironico come atteggiamento, si invoca maggiore autonomia dallo Stato, ma si pratica una politica accentratrice con i territori che si governano.
Quali sono le azioni e le programmazioni su cui un lavoro diverso della Regione potrebbe aiutare i territori?
Certamente serve un intervento coraggioso sul tema della qualità dell’aria. La Lombardia ha tutte le caratteristiche per fare da capofila delle regioni del bacino padano e andare in Europa. Bruxelles vuole i nostri soldi con le multe o vuole risolvere il problema? Regione, invece che indugiare in un atteggiamento lassista, deve presentare un piano di grandi investimenti su mobilità e riscaldamento domestico, con un intervento di ampliamento delle reti di teleriscaldamento e deve dare più risorse all’agricoltura per aiutarla nella transizione ecologica delle sue lavorazioni. Purtroppo oggi i Comuni più coraggiosi sul tema della mobilità, penso a Milano, vengono osteggiati da Regione. È necessario anche cambiare la legge sul consumo di suolo, inserendo premialità per i Comuni che vogliono davvero ridurlo, una pianificazione vera sugli impianti di logistica con una regia sovracomunale e più risorse ai Comuni, specie ai più piccoli, per le bonifiche del territorio. Infine, la madre di tutti i problemi: la crisi climatica, che provoca siccità ed eventi meteorologici estremi. Va costruito un piano per farvi fronte che non sia solo ambientale ma che, come in Emilia, tenga insieme anche lavoro ed economia.
Come sta andando il banco di prova dell’alleanza con il M5s?
Sono convinta che l’alleanza con il M5s possa essere un’occasione per aumentare le possibilità di vincere la Regione. Il mio lavoro con il collega Alberti ha permesso di ottenere 120mila euro per lo studio ambientale sul fiume Chiese, come richiesto dai comitati: è un esempio di come, pur non condividendo il 100% dei temi fra noi, quando c’è convergenza si può e si deve fare bene.
Perché gli elettori dovrebbero scegliere Majorino e darle la preferenza?
Perché abbiamo visto dove ci sta portando questo trentennio di centrodestra al potere: negli ultimi otto anni abbiamo perso dieci posizioni negli indici di crescita e sviluppo, non siamo più la prima, ma la quarta, fra le regioni nei livelli essenziali di assistenza per la sanità. La vera eccellenza lombarda non è il governo regionale, ma i suoi cittadini e le sue attività che meritano una guida alla loro altezza. Da bresciana in Regione vorrei portare non solo la voce (e l’accento) di Brescia, ma ottenere risultati concreti che oggi non ci sono.
Cosa porterà a Milano dell’esperienza bresciana?
La costante attenzione all’ascolto dei cittadini, perché la politica funziona solo se ha visione, sa decidere in modo lungimirante, ma soprattutto se non si chiude nei palazzi del potere e incontra le persone. Fare l’assessore della mia città mi ha insegnato questo.
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