Regionali, Caparini: «Con l’Autonomia miglioreremo ancora. E grazie a Salvini svolta per Trenord»

Nato a Brescia il 3 marzo 1967, ingegnere, nel 1996 viene eletto alla Camera. Rieletto nel 2001, 2006, 2008 e 2013. Dopo 22 anni a Montecitorio nel 2018 è nominato dal presidente Attilio Fontana assessore regionale al Bilancio e Finanza. Dal 2001 al 2017 è stato responsabile comunicazione della Lega e ha coordinato la campagna per il referendum 2017.
Caparini, lei ha vissuto in prima fila i mesi del Covid. Che cosa le ha lasciato quel periodo?
La conferma che esistono settori strategici come la farmaceutica e i medicali a cui un Paese come il nostro non può rinunciare lasciandoli produrre ad altri. In emergenza sei solo: la solidarietà europea non esiste. Inoltre, che le risorse umane sono fondamentali e dobbiamo investire sul reclutamento e la formazione di nuovi medici, infermieri e tecnici sanitari. Togliamo il numero chiuso a medicina e paghiamo tutti di più.
Il Covid ha messo in luce alcune fragilità del sistema sanitario lombardo. Cosa non funziona nella sanità lombarda? Come si può migliorare?
Semmai l’emergenza ha dimostrato che la sanità in Lombardia è fatta da donne e uomini straordinari per professionalità, dedizione e capacità che non hanno eguali in Italia e in Europa. Possiamo sempre migliorare: per farlo servono capitale umano, risorse e un’autonomia di spesa che oggi non abbiamo.
Da Trenord ai bus extraurbani i disagi sono all’ordine del giorno. Da assessore al Bilancio, c’è margine per nuovi investimenti e più risorse per il trasporto pubblico?
Noi investiamo molto più delle altre Regioni e lo Stato ci trasferisce molto meno di ciò che ci spetta per garantire la mobilità dei lombardi. Ogni anno aggiungiamo 420 milioni di euro alle insufficienti risorse che arrivano da Roma. Alla Lombardia deve essere riconosciuta la necessaria contribuzione considerando che muoviamo quasi il 24% dei passeggeri a livello nazionale ma da Roma arriva solo il 17% delle risorse. Malgrado ciò ci siamo comprati nuovi treni spendendo 1,6 miliardi e in due anni abbiano realizzato il primo e unico servizio ferroviario a idrogeno d’Italia. A Brescia è riconosciuto il 9% del monte risorse regionali pari a 56,7 milioni di euro ogni anno. A questo aggiungiamo un milione di euro per le aree montane a domanda debole di cui siamo i maggori beneficiari. Il problema di Trenord è che è per metà di uno Stato che non ha mai investito un centesimo su treni e infrastrutture lombarde. Adesso c’è Salvini a capo di quel ministero e la musica sicuramente cambierà.
Quali sono i provvedimenti messi in campo in questi 5 anni di cui va più fiero?
Sono tantissimi. Gli 8.599 cantieri in 2 anni che hanno generato 70mila nuovi posti di lavoro e fatto crescere il Pil italiano dello 0,8%. Quando sono arrivato il bilancio di Regione Lombardia valeva 21 miliardi, lo lascio con ben 25 miliardi di euro. Abbiamo aumentato le risorse per i lombardi, investito e generato nuove opportunità di crescita. Ho incrementato il fondo sanitario di 2 miliardi e ne ho stanziati altrettanti per la strumentazione medica e l’ammodernamento degli ospedali. Abbiamo ottenuto 1,5 miliardi in più per la prossima programmazione europea e attirato 6,2 miliardi di capitali esteri che hanno portato 12mila nuovi posti di lavoro. Siamo il governo regionale che ha investito più di tutti gli altri nell’Università e nella ricerca. Il tutto senza alzare di un centesimo le tasse (anzi con la domiciliazione bancaria del bollo auto c’è uno sconto del 15%) e costando meno di tutte le altre amministrazioni ai nostri cittadini.
Qual è l’impegno che si può prendere nei confronti del territorio bresciano?
Di lavorare con competenza, professionalità e abnegazione come ho fatto sino ad ora. Dicendo sempre come stanno le cose. Le chiacchiere stanno a zero.
Rispetto a 5 anni fa il suo partito, la Lega, ha perso consensi e oggi il centrodestra è a trazione Fratelli d’Italia. Questo come potrebbe cambiare l’eventuale Fontana bis?
I conti li facciamo ad urne chiuse. Noi siamo gli unici che fanno dell’Autonomia un motivo di vita.
Il Pnrr può essere una grande occasione per il Paese. Ma i Comuni lamentano lentezze burocratiche e che potrebbero mettere a rischio le risorse. Cosa può fare la Regione?
Il Pnrr è gestito dal Governo e dai ministeri. Le regioni non toccano palla se non come meri soggetti attuatori di decisioni prese altrove. Per questo motivo l’Italia è molto distante dagli obiettivi fissati dalla commissione europea. A Roma si stanno rendendo conto dei tanti errori fatti e se non vorranno restituire i soldi a Bruxelles dovranno coinvolgerci. In Lombardia sappiamo come programmare e impegnare con efficacia le risorse comunitarie per famiglie, imprese e comuni. Se ce lo faranno fare vedrà come cambierà la musica.
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