Referendum per l'autonomia, le voci del no a sinistra
Le principali ragioni che vedono la sinistra italiana e lombarda opporsi al referendum per l’autonomia voluto dal governatore Roberto Maroni sono ormai abbastanza note: «Si sperperano 50milioni di euro dei lombardi»; «è solo un anticipo di campagna elettorale per il centrodestra»; «qualunque sia l’esito non vincola nessuno, né la Regione, né il Governo».
C’è però un’argomentazione meno conosciuta che è emersa in occasione dell’incontro promosso all’istituto Artigianelli dal Laboratorio politico per la sinistra, per bocca dell’assessore comunale Marco Fenaroli. «Non mi preoccupa tanto il fatto che il referendum sia inutile – ha esordito Fenaroli – quanto che sia pericoloso per il principio che vuole legittimare».
Secondo l’assessore, il referendum è dannoso perché pone la questione territoriale come discrimine quando la vera distinzione dovrebbe essere quella sociale. «Credo che questo quesito comporti molti pericoli – ha aggiunto Fenaroli – perché si vuole segnare una divisione del territorio sul tema del fisco quando le vere divisioni in questo campo sono altre: tra chi le tasse le evade e chi no, per esempio».
Fenaroli si dice preoccupato per questa «logica maggioritaria che sfocia nel totalitarismo». «E’ da anni che sento parlare di popolo lombardo – ha concluso – : ma chi lo rappresenta? Il popolo lombardo è diviso in tante opinioni politiche, tante diverse condizioni sociali. Il rischio è che a colpi di forzature poi le mediazioni non siano più possibili. E succede quello che si è visto a Barcellona».
Con Fenaroli, alla serata hanno preso parte anche Paolo Pagani, coordinatore cittadino di Articolo 1, Luca Trentini, segretario Sinistra italiana e Massimo Reboldi, della segreteria del Pd che ha sposato la posizione della sinistra di «non assecondare il referendum». Il Pd a livello regionale ha dato libertà di voto.
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