«Raddoppiate le morti per overdose da eroina»

Dopo la morte di Francesca Manfredi, focus sul fenomeno a Messi a Fuoco. L'investigatore: «I ragazzi vanno messi in guardia»
Messi a Fuoco - Droga, emergenza giovani
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Le nostre città sono invase dalla droga e, chi ricerca lo sballo, è sempre più giovane, di ogni ceto sociale. E lo Stato in tutto questo «non c’è, la politica è assente». È, in sintesi, quanto emerso ieri sera a «Messi a Fuoco», la trasmissione di attualità condotta da Andrea Cittadini, che si è occupata dell’emergenza droga tra i giovani, prendendo spunto dalla vicenda di Francesca Manfredi, la 24enne morta ad agosto dopo aver assunto un mix di stupefacenti e per il cui decesso, lunedì scorso, sono state arrestate sei persone.

«Negli ultimi anni – ha detto Silvia Bonardi, pm bresciana passata nel 2017 alla Procura di Milano – sono raddoppiate le morti per overdose da eroina, tornata alla grande, dopo il boom degli Anni ’80. Purtroppo si abbassa anche l’età di chi fa uso di droghe di ogni tipo, dalla cocaina a quelle sintetiche, con le quali si ricerca uno sballo sempre più forte». L’indagine per la morte di Francesca, deceduta probabilmente per la dose di eroina iniettata, pare, da un conoscente che era con lei quella notte, ora in carcere, ha portato al sequestro di un notevole quantitativo di «trip», 3.915, cinque litri di ketamina e 200 «francobolli» imbevuti di acido allucinogeno.

«Eppure – ha spiegato Roberto Di Benedetto, capo della Squadra Mobile di Brescia che indaga sull’accaduto – Francesca non aveva grandi quantità di droga nel sangue. Ad ucciderla forse è stato proprio questo». Probabilmente Francesca era la prima volta che usava eroina, una prima volta che le è stata fatale. «Questo bisogna ricordarlo – ha aggiunto Di Benedetto – e mettere in guardia i ragazzi».

Di Francesca «come una di noi, una ragazza brillante e intelligente, che non meritava di fare questa fine», ha parlato Rosa Afrune, legale della mamma di Francesca, che si è concentrata sull’importanza della prevenzione nel combattere il fenomeno della droga. Aspetto su cui ha insistito Piero Zanelli, educatore del Calabrone: «Purtroppo – ha concluso – lo Stato ha rinunciato a combattere la droga. Non ci sono fondi né progetti e la repressione non basta».

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