Quest'anno 943 ragazzi bresciani sono andati a scuola in ospedale

L’attività formativa agli Spedali Civili coinvolge 21 insegnanti: «Da noi didattica digitale ben prima della pandemia»
LA SCUOLA IN OSPEDALE
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Per oltre 900 studenti bresciani ha rappresentato quest’anno l’opportunità di restare «agganciati» alla scuola. Nonostante il ricovero in ospedale, nonostante - per molti - la malattia si riferisse alla psiche, eredità della pandemia e del lockdown.

È il servizio Scuola in ospedale, che solo agli Spedali Civili di Brescia (l’altro polo bresciano è l'ospedale di Esine) ha riguardato quest’anno 293 piccoli della scuola d’infanzia, 340 bambini della primaria e 255 della secondaria di primo grado. In totale, 888 studenti ricoverati (di cui 328 con day hospital, 452 per cui è erogata l’attività didattica in ospedale fino a sette giorni, 66 con frequenza fino a 15 giorni, e 42 per i quali sono state richieste lunghe frequenze) a cui si aggiungono 55 studenti delle superiori, di cui 28 in Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, 15 in Pediatria, 6 in Oncoematologia, 3 in Chirurgia Pediatrica e 3 in Reparti Adulti.

La scalinata dell'ingresso del Civile a Brescia - © www.giornaledibrescia.it
La scalinata dell'ingresso del Civile a Brescia - © www.giornaledibrescia.it

I dati, non ancora definitivi, sono forniti per quanto riguarda infanzia e primo ciclo dall’Istituto comprensivo Centro 3 con la dirigente Loredana Guccione, e per le secondarie di secondo grado, dall’Itis Castelli con la dirigente Simonetta Tebaldini, istituti di riferimento bresciani per il territorio. Di fatto, la Scuola in ospedale (SiO) garantisce a bambini e ragazzi di tutti gli ordini e gradi di scuola il diritto a conoscere ed apprendere, anche quando la malattia impedisce la frequenza in classe.

Come funziona

In ospedale sono allestiti appositi spazi destinati alle attività dei piccoli pazienti - © www.giornaledibrescia.it
In ospedale sono allestiti appositi spazi destinati alle attività dei piccoli pazienti - © www.giornaledibrescia.it

Le lezioni avvengono in vere e proprie aule appositamente adibite o al letto del giovane paziente, dove si recano i docenti che hanno il compito di accompagnare il percorso formativo e di facilitare il successivo reinserimento nella scuola di appartenenza.

Le statistiche, data la delicata materia, sono fluttuanti, e hanno subìto oscillazioni nei due anni di Covid: «Le sezioni ospedaliere - sottolinea la preside Guccione - sono state all’avanguardia in questo senso, perché costrette ad adottare la didattica digitale ben prima dell’emergenza sanitaria, per esempio per gli alunni sottoposti a trapianto del midollo osseo che non sono raggiungibili fisicamente. Una specificità bresciana è che abbiamo tutti docenti in ruolo a svolgere questo servizio».

Gli insegnanti dedicati sono 16 per l’Ic Centro 3 e cinque al Castelli (lettere, inglese, matematica, informatica e fisica). Le lezioni, quasi sempre individuali, hanno una durata che dipende da vari fattori (condizioni clinico-psicologiche, priorità terapeutiche, concentrazione, affaticamento...) e possono andare da venti minuti a un'ora. Se necessario lo studente può sostenere in ospedale anche gli esami di Stato conclusivi del primo e del secondo ciclo di istruzione.

La testimonianza

La professoressa Anna Berenzi, premiata nel 2017 - © www.giornaledibrescia.it
La professoressa Anna Berenzi, premiata nel 2017 - © www.giornaledibrescia.it

«La flessibilità e la capacità di riprogrammarsi sono competenze fondamentali del docente di SiO - riferisce Annamaria Berenzi, coordinatrice per il «Castelli» (che tra l’altro, per il suo impegno nella sezione ospedaliera, fu premiata nel 2017 quale «miglior insegnante d'Italia», ndr) -. Per ogni studente preso in carico viene mandata comunicazione alla scuola ad inizio percorso e certificazione delle attività didattiche svolte al termine della degenza. Quest’anno abbiamo lavorato principalmente in Neuropsichiatria, dove la presenza di adolescenti è più che raddoppiata rispetto agli anni precedenti». Eredità, questa, delle lunghe chiusure durante la pandemia.

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