Provette e faldoni, Stamina dai laboratori al tribunale

E' iniziata l'udienza preliminare a carico di Davide Vannoni e altri 12 imputati, tra cui quattro dipendenti del Civile.
Stamina, dall'ospedale al tribunale
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Ventotto pazienti, tre enti tra cui la Regione Lombardia e tre associazioni hanno chiesto di costituirsi parte civile contro Davide Vannoni, il suo vice Marino Andolina e altri 11 imputati, tra cui quattro dipendenti del Civile, nell'udienza preliminare del processo Stamina, apertasi oggi a Torino.

Il pm Raffaele Guariniello contesta loro, e ad altre sette persone la cui posizione è stata stralciata, il reato di associazione per delinquere aggravata e finalizzata alla truffa. E, al solo Vannoni, anche i reati di esercizio abusivo della professione di medico e di violazione della legge sulla privacy.

Secondo il magistrato torinese, le cure compassionevoli somministrate a pazienti a Torino, Carmagnola, San Marino, Trieste e Brescia dal 2008 allo scorso agosto, quando l'attrezzatura e le cellule staminali furono sequestrate dai carabinieri del Nas, sarebbero state non soltanto inutili, ma in alcune circostanze anche dannose. Per provarlo ha depositato negli uffici del gup Potito Giorgio, cui spetteranno le decisioni di ammettere le parti civili e di stabilire se si farà il processo, 42 faldoni di documenti: testimonianze, cartelle cliniche, pareri medici autorevoli, ricevute di donazioni e pagamenti che la fondazione ha ricevuto nel corso degli anni.

Nell'ultimo dossier compare la trascrizione di un colloquio che Guariniello ha avuto in videoconferenza con John Bach, luminare statunitense nel campo della ricerca sull'atrofia muscolare spinale (Sma1). Si tratta della malattia che affligge alcuni dei bambini curati con le infusioni e che, secondo Vannoni e alcuni sostenitori del metodo Stamina, avrebbe portato innegabili benefici.

«Non so che cosa sia. Non è una cura, non è un trattamento», ha dichiarato invece il medico americano alla luce di uno studio su quattro bambini italiani sottoposti alle infusioni, due dei quali sono già morti senza avere avuto alcun beneficio. Anche i 28 pazienti (su 101 indicati dalla procura) che hanno chiesto di costituirsi parte civile sostengono di non avere avuto alcun miglioramento e, anzi, di essere peggiorati dopo avere sborsato grosse cifre.

«Ho pagato 50mila euro per cinque infusioni, ma dopo due ho rinunciato perché andava sempre peggio - ha detto Nicola Manduco, piemontese affetto da una rara sindrome cerebrale -. Vannoni mi aveva convinto facendomi vedere un video di un ballerino russo che prima era malato e poi ballava». Proprio sui pazienti si basa invece la strategia difensiva dei legali di Vannoni, Liborio Cataliotti e Pasquale Scrivo: «Se si andrà a dibattimento - dicono - porteremo in aula tutti coloro che hanno tratto beneficio dalle cure di Vannoni, e che sono centinaia, e i loro parenti». Tra questi potrebbero esserci i genitori della piccola Noemi, la bimba abruzzese affetta da atrofia per cui - dicono mamma e papà - «la vita di nostra figlia non può dipendere da un procedimento penale». 

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