Processo Ubi, la Procura di Bergamo fa ricorso in appello

L'accusa ha impugnato la sentenza nell'ultimo giorno utile, dopo l'assoluzione dei 30 indagati su 31. Si tornerà in aula a Brescia
Banca. Il logo dell’istituto - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Per i giudici di primo grado non ci fu ostacolo all’attività di vigilanza: Banca d’Italia era informata e partecipe. E su questa convinzione è poggiata la sentenza del processo Ubi Banca, con 30 assoluzioni su 31 indagati che a vario titolo erano accusati di omesse comunicazioni e ostacolo all’esercizio delle funzioni delle Autorità di vigilanza e aver influenzato illecitamente le decisioni dell’assemblea del 2013 in cui si determinò la governance di Ubi, gestendo le nomine.

La Procura di Bergamo, che aveva chiesto 26 condanne e quattro assoluzioni con poco meno di 67 anni di pene complessive, cercherà di far valere le proprie ragioni in appello. E il processo sarà celebrato a Brescia.

Nell’ultimo giorno utile infatti, l’accusa ha impugnato la sentenza dello scorso 8 ottobre, arrivata dopo tre anni di processo, iniziato nel settembre 2018. L’impugnazione non riguarda però tutte le 30 posizioni: è stata fatta una scelta in base a quanto emerso dalle motivazioni firmate dal presidente del collegio giudicante Stefano Storto e i giudici a latere Andrea Guadagnino e Maria Beatrice Parati che avevano polverizzato in 268 pagine il castello di accuse della procura orobica, oggi guidata dal bresciano Antonio Chiappani.

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