Presidio anti depuratore: «offende il decoro», ma continua

Diventa un caso politico la protesta degli ambientalisti in piazza Paolo VI a Brescia. Scontro prefetto-sindaco su chi deve sgomberare
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PRESIDIO, POLEMICA SUL DECORO
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Se qualcuno sperava che il presidio permanente davanti al palazzo della Prefettura in piazza Paolo VI sortisse qualche effetto, è accontentato. Ma probabilmente nessuno pensava che la rivendicazione di istanze ambientali andasse a cozzare con le norme comunali sul decoro urbano.

Dal 9 agosto scorso oltre venti realtà ambientaliste fanno turni di tre ore ogni giorno a rotazione davanti al Broletto per protestare contro la decisione del commissario straordinario - il prefetto Attilio Visconti - di realizzare il maxi-depuratore del Garda a Gavardo e a Montichiari. Dopo la decisione a fine luglio, è bastata una settimana per organizzare un presidio permanente per «salvare il fiume Chiese» e per «dire no all'ipotesi di scaricare nel fiume la depurazione nel Garda».

Da un mese ormai l’ingresso della Prefettura è ingombrato da ombrelloni, sedie, striscioni, disegni, volantini e cartelli. Tanto è bastato per mobilitare alcuni residenti e commercianti della zona: «Il presidio è indecoroso per la piazza e la città, va rimosso». Parte così la polemica. Anche qualche consigliere di minoranza annuncia interrogazioni consiliari sul caso, chiedendo a Visconti l’immediato sgombero della protesta.

Per questo motivo ieri si è riunito il Comitato Ordine e Sicurezza: dalla Prefettura fanno sapere che la decisione di sgombero deve essere adottata dal sindaco Emilio Del Bono (facendo riferimento al Compendio comunale sul decoro urbano), ma la Loggia si trova oggi in una scomoda posizione intermedia, come fa intendere l’assessore Marco Fenaroli: «Ci limiteremo ad una mediazione tra le parti».

Gli attivisti hanno in tasca l’autorizzazione della Questura per mantenere il presidio fino alla metà del mese, ma soltanto pochi giorni fa durante l’assemblea pubblica gli ambientalisti avevano ribadito: «Da qui non ce ne andremo. Resteremo a oltranza fino a quando non avremo un confronto concreto». Dall’altra parte della barricata Visconti ha più volte ribadito che «la decisione è ormai presa, non si può far nulla». Ed è in questa tensione che si insinua la manifestazione indetta in città per il prossimo 11 settembre. Dal Comitato fanno sapere che - come per altri casi - la protesta dovrà essere stanziale «e se si tramuterà in corteo o diventerà dinamica partiranno le denunce». Ma prima del dibattito sulla manifestazione, è la polemica sul concetto di «decoro» che promette di tenere banco in città.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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