Premio Bulloni 2023, Fausta Lazzari Quaroni volto amico di Borgo Trento

Da quarant’anni è punto di riferimento per persone ammalate o in difficoltà. A lei va la Medaglia d’Oro
A Fausta Lazzari Quaroni va la Medaglia d'Oro - © www.giornaledibrescia.it
A Fausta Lazzari Quaroni va la Medaglia d'Oro - © www.giornaledibrescia.it
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Sfreccia in sella alla sua bicicletta e a chi le dice di evitare lei risponde: «Certo, se fa freddo non esco alle 7. Ma se devo andare a fare la spesa per una persona, ci vado alle 9». Fausta Lazzari Quaroni ha 89 anni ed è così da sempre: aiuta tutti. La Medaglia d’Oro che ha vinto in occasione di questo Premio Bulloni gliel’avrebbe voluta appuntare al petto l’infinità di persone che in tutti questi anni è riuscita ad aiutare nel bisogno, grande o piccolo che fosse.

Un «esempio di prossimità e di inesauribile generosità per Borgo Trento. Un’icona del quartiere dove la si vede sfrecciare quotidianamente in bicicletta per dare aiuto a chi ha bisogno di lei: anziani soli, pazienti bisognosi di essere accompagnati in ospedale, famiglie in cerca di una badante, persone ammalate a cui portare la spesa a casa, soggetti in difficoltà economica a cui Fausta Lazzari Quaroni non lesina una parte della sua pensione. Minuta, discreta ("non mi guardo mai attorno, io"), è un riferimento per il Consiglio di quartiere, a cui segnala le famiglie in stato di bisogno, e la parrocchia, per la quale distribuisce l’eucarestia a casa degli ammalati. Un volto amico per tutti».

Si legge tutto questo nella nota che accompagna la sua Medaglia d’Oro: «Io non me l’aspettavo. Avevo sentito che don Renato e qualche persona ne parlavano, ma non pensavo a me. La accetto volentieri, certo». Il suo impegno è quotidiano. A casa sta poche ore al giorno, sempre in giro per commissioni e quasi mai per se stessa: «Anche stamattina - racconta - sono andata in farmacia per due persone e adesso devo tornarci perché il farmaco non c’era. Sono tutte care amiche che conosco da anni, e si è instaurato un rapporto così».

Un «rapporto così», con tantissime persone, da almeno quarant’anni: «Sono vent’anni che mio marito non c’è più, in cinque mesi si è ammalato ed è morto, e non ho figli. Già quando c’era lui, andavo ad aiutare. Poi quando è venuto a mancare ho provato un dolore grandissimo. Non riuscivo a uscire di casa, avevo paura di incontrare qualcuno che mi chiedesse di lui, avrei pianto. Per qualche giorno mi sono fermata». Poi, nemmeno una settimana dopo, è arrivata una telefonata: «Era un’altra signora che conoscevo. Mi ha chiesto di passare in farmacia: mi ha sbloccata». E da allora, avanti: «Bisogna avere tanta delicatezza, non essere invadenti, ascoltare e, se sono richiesti, dare consigli. Io faccio così: ascolto la mia coscienza».

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