Prandini (Coldiretti) da Draghi: «Infrastrutture la priorità»

Le priorità indicate dal bresciano al premier incaricato per il Recovery plan e per lo sviluppo del settore agroalimentare
Ettore Prandini ieri davanti a Montecitorio - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Ettore Prandini ieri davanti a Montecitorio - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Con un serio piano di riforme nei prossimi anni il settore agroalimentare potrebbe creare un milione di posti di lavoro. Con questa prospettiva, il presidente nazionale di Coldiretti, Ettore Prandini, ha incontrato il premier incaricato Mario Draghi. 

Presidente Prandini avete dato indicazioni sul Recovery plan?
La filiera agroalimentare non ha presentato nuove richieste ma chiede innanzitutto di concretizzare i piani immaginati con il Recovery plan. Al primo punto ci sono le infrastrutture per essere competitivi a livello europeo e mondiali. Penso agli aeroporti, al potenziamento della rete ferroviaria con l’Alta velocità per arrivare al sistema portuale visto che nei prossimi anni assisteremo alla crescita anche dei mercati africani. Ma più in generale pensiamo che sul Recovery plan serva lungimiranza perché i 209 miliardi in arrivo dall’Europa sono tanti ma potrebbero anche essere pochi se non saranno ben investiti.

Quali sono le altre priorità?
Sicuramente la sostenibilità, ma anche la digitalizzazione. E non intendo la banda larga o il potenziamento delle connessioni per le aree interne, piuttosto penso ad investimento su di una rete dati dell’agricoltura di precisione che segua la produzione, dalla semina al blockchain fino al QR code per la tracciabilità dei prodotti. Si tratta di un piano che ci permetterebbe di recuperare più velocemente i 100 miliardi che perdiamo con il fenomeno dell’italian sounding e i prodotti contraffatti. Altre priorità sono lo sviluppo dell’energia da fonti rinnovabili e la necessità di grandi investimenti sulla formazione scolastica tra istituti professionali e specializzazioni universitarie.

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Un piano molto variegato.
Sì che in 6 o 7 anni garantirebbe la creazione di almeno un milione di posti di lavoro. Nessun comparto nel nostro Paese può assicurarne tanti in questo lasso temporale come quello agroalimentare. 

Al ministero dell’Agricoltura preferirebbe un tecnico o un politico?
Il tema non è stato toccato con Draghi. Credo che ci potrebbe stare anche un tecnico ma senza dimenticare che in quel ruolo la politica ha un ruolo importante. È fondamentale che sia una figura qualificata e a conoscenza del settore.

Se allarghiamo lo sguardo a livello europeo, come vede l’impatto di Draghi sulla posizione del nostro Paese?
L’Italia ha una grande occasione per recuperare il ruolo politico che storicamente ha occupato nel contesto europeo. Nell’anno in cui la cancelliera Merkel sta per uscire di scena rischia di non esserci nessuna figura politica in grado di costruire rapporti nell’Ue e con la stessa credibilità nello scenario mondiale. Anche il presidente Macron non può sostituirla visto che spesso ha dimostrato di fare politiche finalizzate solo agli interessi francesi. Mario Draghi da questo punto di vista con la sua esperienza alla Bce ha una dimensione che gli è riconosciuta in tutta Europa. L’Italia può ritrovare una sua centralità.

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