Poste, allarme nell'ufficio in via Gambara: urla, minacce e tentativi di aggressione

La descrizione della situazione è finita da qualche giorno anche sul tavolo del prefetto cittadino, del sindaco e del responsabile della filialE
Ufficio postale di via Gambara
Ufficio postale di via Gambara
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Urla, gesti scomposti, minacce, e anche tentativi di aggressione. Un brutto spettacolo che non è più una novità all’ufficio postale di via Lattanzio Gambara, dove da qualche tempo una parte dell’utenza si permette insulti e intimidazioni al personale postale ogni volta che si sente respingere richieste di operazioni (magari perché illegittime) o si trova ad attendere un tempo considerato troppo lungo in coda davanti agli sportelli.

La descrizione della situazione, sempre meno sostenibile per i dipendenti della spa, in gran parte ragazze, è finita da qualche giorno anche sul tavolo del prefetto cittadino Maria Rosaria Laganà, del sindaco Laura Castelletti e del responsabile della filiale 1 bresciana di Poste Italiane Silvia Mazzoleni, inviataci dai sindacati Slp Cisl, Slc Cgil e Confsal Com in un comunicato che chiede di prendere in esame «la grave problematica esistente».

«Per l’ennesima volta, a fronte delle lamentele e degli incresciosi episodi che coinvolgono lavoratori e responsabili dell’ufficio di via Gambara – si legge nel comunicato firmato dai segretari Celso Marsili, Alberto Fostinelli e Francesco Doria – denunciamo le criticità operative dovute alla gestione della particolare clientela che frequenta questa sede». «Senza voler discriminare i fruitori del servizio pubblico e consci di essere tenuti ad eseguirlo con professionalità - continuano -, non possiamo non tutelare il diritto alla salute e alla sicurezza dei colleghi, minati da personaggi turbolenti che non possono inficiare quanto garantito anche a livello legislativo dall’articolo 340 del Codice penale, secondo cui chi cagiona un’interruzione o turba la regolarità di un ufficio o servizio pubblico, o di un servizio di pubblica necessità, è punito con la reclusione fino ad un anno».

«In passato avevamo anche coinvolto Poste Italiane – continuano i segretari – chiedendo la presenza di una guardia giurata. La proposta era stata tenuta parzialmente in considerazione e la presenza del vigilante aveva fatto da deterrente in modo efficacie. Dopo un breve periodo però l’azienda ha soppresso il servizio. Così, eliminato il deterrente, i fenomeni di inciviltà sono ripresi».

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