Politiche 2022, i sindacati ai partiti: «Serve un nuovo patto sociale»

La tutela del posto di lavoro, dei salari e delle pensioni. Un nuovo patto sociale fra le parti, da siglare con il sostegno delle istituzioni. I sindacati bresciani in occasione delle Politiche 2022 chiedono ai partiti un impegno per la difesa delle categorie più esposte alla crisi.
«Nell’immediato la priorità - dice il segretario della Cgil, Francesco Bertoli - è tutelare il reddito di lavoratori e pensionati, penalizzato dal caro energia». In prospettiva, «bisogna proseguire lungo la strada della transizione ecologica, facendo attenzione alle ricadute sul lato produttivo». Perché da «una parte ci saranno settori in crisi, come l’automotive, da sostenere con gli ammortizzatori sociali, dall’altro settori che invece ne beneficeranno». Occorre monitorare «bene le dinamiche occupazionali della transizione».
Il segretario della Cisl Alberto Pluda mette l’accento sulla «difficoltà delle famiglie. Serve un nuovo patto sociale per dare loro respiro, considerando il caro bollette e le difficoltà in cui si trovano le aziende». Pluda lancia un messaggio: «A Brescia le relazioni sindacali con i datori di lavoro devono diventare più forti. Bisogna costruire un percorso che porti ad un contratto integrativo provinciale delle categorie, con una dinamica salariale sotto controllo». La politica «ci dia una mano in questo senso».Il lavoro, «di quantità, qualità, con un buon reddito e in sicurezza: questa è la priorità», secondo il segretario della Uil Mario Bailo. Elementi messi a rischio dalla crisi, avviata già dalla fine del 2021 con l’aumento dell’energia e la scarsità delle materie prime, esplosa poi con la guerra in Ucraina e l’inflazione. «C’è un aumento della povertà, la pandemia ha accelerato i problemi di scuola e sanit, con mancanza di personale, contratti da rinnovare o insufficienti». Il lavoro, dunque, va rimesso al centro.
Ne è convinto anche Marco Menni, presidente di Confcooperative. «Il Pnrr aveva l’obiettivo di guardare al futuro, dando una speranza ai giovani attraverso il lavoro. Quest’ultimo dà identità alle persone. Bisogna recuperare questo concetto, fare in modo - prosegue Menni - che i giovani continuino a sperare nel futuro». È compito della politica non disilludere. Menni, inoltre, mette in guardia da un rischio: «Che con la disponibilità di fondi del Pnrr il pubblico scelga di fare da solo nell’ambito delle politiche sociali e sanitarie». Un ritorno al centralismo-statalismo che mortifichi «la nostra tradizione di dialogo e collaborazione fra il pubblico e il privato sociale». Buttando a mare una storia di sinergia nei servizi, dalla gestione degli asili all’assistenza per i disabili.
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