Politiche 2022, Girelli: «Pd per il lavoro e la tenuta sociale, contro destra e leaderismi»

La sua elezione è certa. La posizione di capolista nel proporzionale alla Camera gli garantisce il seggio a Montecitorio, ma Gian Antonio Girelli non si risparmia certo in questa campagna elettorale. Corre su e giù per la provincia, cercando di allargare il consenso al partito, «perché il Pd mette il "noi" collettivo davanti all’"io" personale».
Girelli, che campagna elettorale sta vivendo?
Ne ho fatte tante, ma questa è molto diversa da quelle del passato. È diversa per il periodo estivo, ma soprattutto perché nelle persone c’è meno disponibilità a manifestare le loro opinioni e la scelta del voto.
Perché, secondo lei?
Penso che dipenda dal disorientamento di tanti cittadini di fronte ad una politica che in questi anni ha detto tutto e il contrario di tutto. In questa campagna elettorale il Pd ha fatto una scelta precisa, a partire del simbolo in cui non c’è alcun nome. Non puntiamo sul leaderismo, ma sull’idea di partito come comunità di persone, sulla condivisione dei progetti con i cittadini, mantenendo la pacatezza, senza fare false promesse e rispettando l’intelligenza degli elettori.
Lei ripete spesso che il Pd vuole rimettere insieme i pezzi di questo Paese. Cosa significa?
In queste settimane alcune forze politiche cavalcano il sentimento della paura oppure parlano ad alcune fasce o categorie di cittadini per raccogliere un facile consenso. Alla paura vanno date risposte serie, non va sfruttata a fini elettorali. Il nostro impegno è verso la coesione sociale, non vogliamo alimentare divisioni. Guardiamo all’interesse generale, bisogna trovare una sintesi fra i problemi di tutti. La marginalità, la sicurezza, la povertà, il futuro dei giovani: sono questioni reali, ma non possiamo risolverle mettendo gli uni contro gli altri.
Quali sono le priorità dell’Italia?
Il lavoro e la tenuta sociale, che sono collegati. C’è il rischio che si produca una spaccatura fra chi sta bene e chi, invece, non ce la fa ad arrivare alla fine del mese, vive nella precarietà e dunque nella mancanza di diritti. Un tempo più o meno tutte le famiglie potevano permettersi di mandare un figlio all’università: è ancora così? Nel suo programma il Pd propone di creare una dote giovani perché possano investire sul loro futuro, chiede misure per favorire l’inserimento lavorativo vero e non lo sfruttamento con stage oppure forme contrattuali che rimandano le assunzioni a tempo indeterminato. Il lavoro va garantito in forme sicure e adeguate anche per un altro motivo.
Quale?
Per non rischiare di mettere in pericolo la qualità del lavoro che sta alla radice del marchio made in Italy, una nostra grande ricchezza. È giusto innovare ed investire sui processi e sui prodotti, ma senza dimenticare che va valorizzato il patrimonio più prezioso ossia il capitale umano.
E per Brescia, cosa si deve fare?
Innanzitutto servono interventi strutturali a livello nazionale per limitare le ricadute negative di fattori come il costo dell’energia, la carenza di materie prime, la chiusura del mercato russo. Vale per l’industria, ma anche per il nostro settore agroalimentare che sta soffrendo. E poi bisogna risolvere le storture tutte bresciane, a cominciare dal deficit infrastrutturale. Penso alla viabilità insufficiente delle valli, dove insiste un’economia tutt’altro che di serie B. Siamo pigri su piccole opere che invece potrebbero significare molto per i territori. Siamo indietro anche sulle autostrade informatiche, fondamentali per imprese e cittadini. C’è un sistema sanitario, impoverito dalle scelte della Regione, da potenziare. Mi preoccupa anche l’evoluzione del sistema produttivo bresciano, con la perdita di piccole attività e imprese nelle aree periferiche. Realtà che costituivano la caratteristica della nostra economia, consentendo ai piccoli paesi di vivere. Ecco, credo che queste piccole imprese vadano messe in rete, rianimando i distretti. Su tutto ciò bisogna che la politica bresciana ragioni insieme. Ma vedo una grossa difficoltà.
Quale?
I livelli istituzionali fanno fatica a parlarsi fra loro e con il sistema Brescia. Pensiamo a temi come le bonifiche, l’ambiente, la mobilità. Bisogna trovare tempi e modi per ragionare sui problemi in maniera unitaria, oltre i colori politici.
In queste settimane il Pd chiede un voto utile. Come convincere gli elettori?
Rispetto le scelte dei cittadini e la dignità di tutte le idee, ma con questa legge elettorale e tenuto conto del clima politico gli italiani hanno di fronte solo due scelte: noi o la Meloni. Due visioni del tutto diverse sull’Europa, sulla transizione green, sulla sanità, i diritti, la scuola.
Qual è il vostro modello di società?
Una società inclusiva, che tiene insieme e valorizza le differenze. Una società che mette al primo posto il "noi" invece che l’"io", in politica, nella vita, nelle comunità. Personalmente, come cittadino e amministratore, ho sempre avvertito la distanza che esiste fra i territori e il livello romano. Il mio impegno, per quanto potrò, sarà di restituire credibilità alla politica, accorciando questa distanza.
Cosa dice ai neo elettori 18enni e agli indecisi?
Innanzitutto di votare e di riflettere. Non è vero che i politici e i partiti sono tutti uguali. Ai giovani il nostro programma dedica ampio spazio, dalla dote all’apprendistato al sostegno all’Erasmus. Sono il futuro, ma anche il presente: vanno ascoltati e messi in condizione di crescere al meglio.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
