IL CASO
Pestato a sangue sulla metropolitana da sette ragazzini: «Nessuno l’ha difeso»

Un convoglio in arrivo alla stazione di Sanpolino - © www.giornaledibrescia.it
Un incubo durato il tempo di una corsa tra due fermate di metrò. Scandito da calci, pugni, sputi. Un’aggressione brutale che ha lasciato a terra col volto tumefatto dalle botte incassate uno studente poco più che maggiorenne. Minacciato prima con un coltello alla fermata di Sanpolino, e poi accerchiato sul convoglio da sei o sette ragazzini, tutti adolescenti, dall’aspetto - a detta di chi ha assistito alla scena - tra i 15 e i 18 anni, eppure capaci di agire come una banda.
Il racconto
Erano le 10, minuto più minuto meno, quando una corsa della metro cittadina si è tramutata nel set di un brutto film. Che purtroppo film non era. Il racconto di chi era tra i numerosi passeggeri, e ora vuole mantenere l’anonimato nel timore di ritorsioni, è quello di una sequenza tanto rapida quanto violenta e drammatica, avvenuta nel cuore di un lunedì mattina come tanti. «All’improvviso a Sanpolino è salito questo ragazzo che avrà avuto 19 o 20 anni. Vestito in modo curato, l’aspetto dello studente. Era atterrito: è corso nella zona anteriore del convoglio gridando di essere stato minacciato con un coltello».
Colpi in sequenza, pugni, schiaffi, pedate mulinate mentre i passeggeri e alcuni addetti della metro per caso a bordo (pare manutentori) si riparavano dal lato opposto della carrozza: «É stato orribile: i posti a sedere del convoglio erano pieni, c’erano anche adulti ma nessuno è intervenuto ad aiutare quel poveretto» prosegue la testimonianza.
L’epilogo
La situazione impazzita in un amen, in un amen si è poi ricomposta. Con la fuga precipitosa del gruppetto alla stazione successiva, quella di San Polo. Per il ragazzo, naso e viso gonfi, il tempo di un altro paio di fermate, le prime cure prestate da una ragazza, l’allerta lanciata a forze dell’ordine e soccorritori da chi era tra i passeggeri. «A terra è rimasto il sangue» è la chiosa sgomenta di chi racconta. «Quello che fa più male è che una cosa simile possa accadere su un mezzo che deve essere sicuro. E che nessuno abbia mosso un dito. Speriamo che raccontare quanto ho visto concorra a scongiurare epiloghi simili».
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