Perché il Ronchettino andrebbe ristrutturato o dismesso

La struttura sede di alcuni ambulatori pediatrici è senza ascensore e con accessi contingentati. Rimetterla a posto costerebbe 22 milioni
Il Ronchettino, sede di alcuni ambulatori pediatrici dell'ospedale dei Bambini, sulle pendici dei Ronchi - Foto © www.giornaledibrescia.it
Il Ronchettino, sede di alcuni ambulatori pediatrici dell'ospedale dei Bambini, sulle pendici dei Ronchi - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Quando nacque, negli anni Trenta, il Ronchettino era un ospedale d’avanguardia, in una posizione privilegiata, sulle pendici dei Ronchi e con un’architettura per l’epoca avveniristica, basti pensare solo alle finestre affacciate sul verde e alla terrazza su cui stendersi al sole.

Ora l’edificio, sede di alcuni ambulatori pediatrici afferenti all’Ospedale dei bambini del Civile, mostra tutta la sua età e vive in un limbo sospeso tra eventualità di dismissione e onerosa ristrutturazione: 22 milioni di euro la spesa ipotizzata, un conto che già di per sé rende impraticabile l’operazione. Nel mezzo, una vita quotidiana segnata da disagi per le famiglie che lo frequentano, aggravata negli ultimi due anni dall’emergenza Covid.

«Così com’è, il Ronchettino non ha prospettive di sviluppo - conferma il direttore medico dell’Ospedale pediatrico, dottor Mauro Ricca -. O si mette mano alla struttura, o si deve pensare a un trasferimento. So che si stava valutando lo spostamento degli ambulatori in una piattaforma all’interno dell’anello bordoniano del Civile ma non ho idea se l’ipotesi sia ancora valida, né delle eventuali tempistiche. Quello che posso confermare è il nostro impegno, anche nei momenti più critici della pandemia, a garantire le attività degli ambulatori, e a limitare il più possibile i disagi agli utenti».

La situazione

Disagi dovuti anche all’inadeguatezza della struttura, su cui nel corso degli anni non si è mai realmente intervenuti a fondo con una vera e propria ristrutturazione. Disagi lamentati anche al nostro giornale da chi si è recato al Ronchettino per visite o terapie. Tra i problemi più gravi, la mancanza di un ascensore che colleghi il piano Zero, dove si trovano portineria e accettazione, con i piani Meno uno e Meno due, dove si trovano gli ambulatori e gli studi di Audiologia e Fonologia pedriatrica e di Logopedia. «Per le norme Covid che impongono un solo accompagnatore, mio marito non è potuto entrare con me, e con il mio bambino nel passeggino ho dovuto arrangiarmi a fare le scale - ha raccontato una mamma con una telefonata alla nostra redazione -. Nel bagno con il fasciatoio mancava l’acqua calda, e alcuni ambienti utilizzati per gli esami sono davvero angusti, si fa fatica a muoversi».

«La situazione è disagevole, non posso negarlo - conferma il dottor Ricca -. E il problema, ripeto, dipende dal fatto che si tratta di una struttura ormai datata e mai ristrutturata. Manca l’ascensore, ma per installarlo si dovrebbe mettere mano all’intera struttura. Per recarsi dal Piano zero al Meno uno c’è però una rampa utilizzabile da passeggini o carrozzine per disabili, e per il Meno due, oltre alla possibilità di arrivarci accompagnati dall’ambulanza, all’ingresso c’è un operatore a cui rivolgersi, a disposizione tutti i giorni dalle 8 alle 19,30. Quanto all’acqua calda, il problema c’è stato, ma si è trattato di un guasto temporaneo e poi risolto».

Come ha inciso la pandemia

La pandemia ha aggravato certamente disagi già esistenti e conosciuti. Le norme introdotte per l’emergenza impongono ad esempio un solo accompagnatore per bambino, e i papà in attesa fuori dalla struttura lo testimoniano. «Un accompagnatore aggiuntivo in questo momento creerebbe ulteriori problemi - sottolinea ancora Ricca -, non solo per il controllo di Green pass e documenti, ma anche perché gli accessi sono calibrati in base agli spazi, non sempre ampi, e che possono accogliere un numero massimo di persone. Grazie anche a queste norme e a questi accorgimenti siamo però riusciti a garantire l’accesso alle prestazioni anche nei momenti più critici della pandemia, garantendo l’area di tutela senza mai essere ostativi, fornendo noi stessi se necessario i dispositivi di protezione».

Cosa accadrà ora che, a fine mese, cesserà lo stato d’emergenza? «Sarà davvero così? - si interroga il direttore -. Siamo in contatto con Regione e Azienda per capire se e come saranno consentiti gli accessi ai visitatori. È una scelta che va valutata con la direzione sanitaria in base alla situazione. Vedremo...».

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