Per i bambini nati prematuri i genitori sono parte della cura

L’esperienza della terapia intensiva al Civile che cura ogni anno 120 bimbi sotto il chilo e mezzo di peso
Il contatto. Dopo due mesi dalla nascita Elena ha potuto abbracciare la sua piccola Stella
Il contatto. Dopo due mesi dalla nascita Elena ha potuto abbracciare la sua piccola Stella
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«Se nasci prematuro puoi diventare quello che vuoi». Ad affermarlo è Francesco Maria Risso, neodirettore della Neonatologia e Terapia intensiva neonatale dell’Ospedale dei Bambini al Civile. Le mille potenzialità di un neonato la cui gestazione viene interrotta mesi prima del suo termine naturale vengono tutelate solo se il piccolo «sopravvive con qualità, per questo è fondamentale il ruolo della famiglia».

Risso punta molto sul ruolo dei genitori, accentuando una serie di attenzioni che cambiano la qualità di vita sia dei pretermine sia di mamma e papà. «Ad essere prematuro non è solo il neonato, ma l’intera famiglia che, anziché vivere per quaranta settimane la gestazione, si è fermata prima - continua il direttore -. E più il bimbo è grave, più c’è bisogno della vicinanza del genitore, basti pensare quanto è importante per entrambi stare nelle braccia l’uno dell’altro».

La Terapia intensiva neonatale al Civile (sedici letti di intensiva e 24 di semintensiva) è punto di riferimento dell’area orientale della Lombardia ed ogni anno si prende cura di circa seicento piccoli, con circa 120 con un peso alla nascita inferiore al chilo e mezzo. «Mettere al centro della nostra storia la mamma significa tranquillizzarla, spiegarle che non è colpa sua e che non è stata una cattiva mamma perché ha interrotto la gravidanza a 23 settimane, ma che è stata brava ad arrivarci - continua -. Oggi abbiamo tecnologie straordinare che ci permettono di individuare le cure migliori per ogni bimbo, e questo è il nostro punto di forza. Come lo è il fatto di essere all’interno di un ospedale pediatrico in cui ogni settore pone la massima attenzione alla salute dei suoi pazienti, sapendo che sono persone che hanno letteralmente una vita intera davanti. A far la differenza non è solo la tecnica, ma anche la cultura. Ripeto: per curare ed assistere un pretermine di quattrocento grammi è importante la presenza di tecnologie all’avanguardia, ma la vicinanza dei genitori al neonato è insostituibile e diventa essa stessa parte della cura». 

L’ingresso principale del Civile, al cui interno si trova l’Ospedale dei Bambini
L’ingresso principale del Civile, al cui interno si trova l’Ospedale dei Bambini
Oggi l’Italia - dati diffusi in occasione dell’ultima Giornata mondiale della prematurità che si celebra il 17 novembre - è tra i Paesi con il più basso tasso di mortalità al mondo per neonati di peso inferiore a 1.500 grammi con il 13,8% rispetto al 15% a livello mondiale (negli anni ’70 era il 60%). «Negli ultimi 5-6 anni abbiamo raggiunto un livello stabile di sopravvivenza dei nati pretermine - continua Risso -. La loro crescita in salute è strettamente legata al cervello e per capire se hai perso qualcosa devi attendere le varie fasi dello sviluppo. Tuttavia, credo che se vogliamo mantenere alti i livelli di qualità bisogna sostenere i genitori, potenziando i servizi territoriali. Non servono solo soldi, ma un sostanziale cambio di mentalità».

Dentro l’ospedale il contatto pelle a pelle e l’allattamento al seno, quando è possibile, sono momenti essenziali per un sano sviluppo del neonato e per questo ogni bambino ha il diritto di beneficiare sempre della presenza dei genitori. «Quando spostiamo un neonato dalla intensiva alla semintensiva, anche se tecnicamente cambia poco o nulla, i genitori cambiano volto e spirito perché significa che il loro bambino non è più in pericolo di vita - conclude il neodirettore -. La stessa attenzione la vogliamo riservare prima del ritorno a casa, permettendo ai genitori di dormire per la prima volta con il bimbo nella family room: da soli, come a casa, ma con la protezione del reparto appena fuori la porta».

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