Pd, la Berlinghieri fa un passo indietro ma le candidature sono tutte da definire

La scelta della deputata apre la strada alla Cominelli. Zanardi intanto attende indicazioni dal nazionale
La sede provinciale del Pd di Brescia - © www.giornaledibrescia.it
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Controtendenza. Di sicuro quella della deputata dem Marina Berlinghieri è una scelta non banale e arrivata a compimento proprio alla vigilia della direzione nazionale che dovrà oggi definire le regole d’ingaggio per le candidature.

La Berlinghieri poteva a buon diritto ambire ad una ricandidatura anche forte dell’esperienza dell’ultimo anno e mezzo durante il quale ha ricoperto anche l’incarico di vicecapogruppo del Pd alla Camera dei Deputati. Secondo alcuni la nomina poteva essere l’ultima. Ma il precipitare degli eventi delle ultime settimane con la caduta del governo Draghi e i tempi stretti avrebbero potuto certamente aprire anche per lei delle opportunità. Da vicecapogruppo ha saputo gestire bene gli ultimi mesi tempestosi e poteva mettere sul piatto anche una dimensione europea di certo non abituale nella politica italiana.

Alla fine ha prevalso un altro tipo di ragionamento che la deputata uscente spiega in una lettera inviata al nostro giornale e molto probabilmente anche al segretario provinciale Michele Zanardi. Quest’ultimo sta vivendo giorni sotto pressione con molte candidature alla porta e pochi posti a disposizione, alla luce sia del taglio dei parlamentari (e la conseguente riduzione dei collegi nel nostro territorio) sia dei sondaggi che nelle ultime scadenze elettorali nazionali non hanno certo premiato il Pd nel Bresciano.

Risposte

«Dalla direzione nazionale attendo almeno due indicazioni - precisa Zanardi-. La prima sulle alleanze nazionali, ora che il campo largo non è più così largo ma bisogna fare di tutto perché la coalizione non sia troppo ristretta. L’altra indicazione è quella sulla selezione della nuova classe dirigente». In particolare su questo aspetto il segretario provinciale non ha mai nascosto la sua predilezione per le primarie, «almeno per la selezione di alcuni candidati». Ma con le elezioni il 25 settembre e le liste da presentare entro il 22 agosto non è possibile certo organizzare le votazioni degli iscritti, nel bel mezzo delle vacanze.

«Faremo comunque una serie di assemblee zona di confronto e ascolto e che fanno seguito anche all’esperienza delle agorà democratiche e anche in quelle occasioni raccoglieremo indicazioni sulle candidature». Inevitabile chiedere al diretto interessato se sarà in lista, la risposta è pragmatica: «In questo momento serve un segretario provinciale che faccia il suo lavoro. Sono comunque a disposizione del mio partito».

I nomi

È inevitabile che sin dal giorno dopo la caduta del governo Draghi anche nel Pd si sia iniziato a ragionare sulle candidature. Ora si attendono le regole ma anche a Brescia la pattuglia dei candidati potrebbe essere corposa. Tra la volontà e la realtà però c’è una distanza ampia e ora che la Berlinghieri ha deciso il passo indietro, la rosa dei papabili con reali possibilità di elezione, si restringe. Diciamo che sono tre: innanzitutto rientra in gioco Miriam Cominelli, oggi assessore comunale all’Ambiente ma con all’attivo già una legislatura alla Camera tra il 2013 e il 2018.

C’è sicuramente l’uscente Alfredo Bazoli che in questi anni è cresciuto moltissimo a livello parlamentare e soprattutto si è dovuto occupare di partite delicatissime come capogruppo Pd in commissione Giustizia (dalla riforma Cartabia al suicidio assistito). Per lui si parla da tempo di un posto al Csm ma l’elezione si svolgerà dopo il voto delle Politiche e Bazoli rivendica il buon lavoro fatto alla Camera. Correrà quasi certamente anche il consigliere regionale, Gianni Girelli, che era lettiano anche quando l’attuale segretario del Pd era a Parigi a dirigere l’Alta scuola di relazioni internazionali della Sorbona.

È circolato anche il nome suggestivo del sindaco Del Bono, figura assolutamente ingombrante nel Pd bresciano. Zanardi non si scompone: «Del Bono è una risorsa per il Pd e anche per il Paese. Ho l’impressione che sia indirizzato verso altri lidi e altri orizzonti. Poi certo se il segretario dovesse chiamare nessuno potrebbe tirarsi indietro».

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