Paura, sofferenza e dolore all’altro capo del telefono: una notte ascoltando l’emergenza

L’imprevedibile è sempre in agguato: Areu risponde con tecnologia e personale preparato
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EMERGENZE IN CRESCITA
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Il sabato notte è sempre un turno carico di significato. Per quello che rappresenta per chi è sulla strada, per quello che potrebbe succedere, per i timori e le speranze che accompagnano ogni carabiniere, ogni poliziotto o vigile del fuoco e ogni soccorritore di ambulanza.

Lo si legge bene anche negli sguardi di medici, infermieri e i tecnici del soccorso che affrontano il turno nella centrale unica dell’emergenza sanitaria per Bergamo, Brescia e Sondrio, nella palazzina accanto alla base dell’elisoccorso all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

La centrale

Per questo poter seguire da vicino tutto il lavoro è un’opportunità unica. «Le persone stanno male e chiedono aiuto, lo ricevono velocemente. Ma non sanno cosa mettono in moto ogni volta che compongono il numero di emergenza», spiega uno degli operatori durante una pausa. La dottoressa Alessandra Sforza dopo una lunga esperienza alla Soreu Metropolitana di Milano dallo scorso aprile coordina il Soreu Alpi di Bergamo e, scorrendo i dati, stila le prime valutazioni. «Il turismo questa estate ha portato ad un corposo incremento delle chiamate. Laghi e montagne hanno attirato moltissime persone, alcune purtroppo non adeguatamente preparate e attrezzate».

Una situazione che conferma la collega Monica Girotto, medico di centrale per la notte: «Abbiamo soccorso persone bloccate in canyon o grotte, sulle vette. Ma anche persone che si sono ferite, mai come quest’anno, in bici, in barca, nei laghi e nelle piscine».

Il rapporto con l’utenza, purtroppo, è peggiorato: «C’è una maggiore aggressività e una bassissima disponibilità ad ascoltare e capire - spiega la dottoressa Sforza - per questo oltre a chiedere sempre più spesso il supporto delle pattuglie di polizia e carabinieri abbiamo dovuto introdurre delle procedure operative specifiche per quando gli operatori si sentono in pericolo» ma anche nella valutazioni delle situazioni. «In troppi ingigantiscono i sintomi per avere un intervento rapido e tolgono però risorse alle reali emergenze».

Un tema sempre centrale è quello proprio delle risorse: «Con cinque elicotteri, ambulanze e automediche di professionisti su tutto il territorio riusciamo sempre a garantire la copertura dei casi gravi ma c’è una crisi del volontariato e del terzo settore». Le associazioni da anni ricorrono a personale assunto per coprire i turni «e non è più possibile avere una grande disponibilità con poco preavviso come invece era con grandi numeri di volontari». L’obiettivo quindi per la dottoressa Sforza è quello di «non sprecare neppure un viaggio. Abbiamo medici che richiamano i codici bianchi o verdi e in telemedicina li assistono. In molti casi si evita un viaggio in ambulanza e soprattutto un acceso al pronto soccorso».

La tecnologia poi aiuta: «Abbiamo un sistema predittivo che si sta dimostrando affidabile. Incrocia i dati delle missioni degli ultimi tre anni con dati meteo, festività e grandi eventi e ci dice quante missioni aspettarci, in modo da organizzare rinforzi per tempo».

La notte

Al di là del vetro ci sono le tre diverse zone: contatto con l’utenza, gestione della flotta e consulto sanitario. Con una cuffia da supervisore è possibile ascoltare le comunicazioni, vedere a monitor i dati inseriti. I timori trovano conferma: tra le 22 e l’una di notte è un susseguirsi di malori a casa o al ristorante ma anche di persone che hanno abusato di alcol e droghe. E poi ci sono le liti, le risse e gli incidenti. Il nostro territorio e le sue sofferenze hanno le voci dei bresciani e dei bergamaschi vecchi e nuovi.

Per tutti è necessario trovare una risposta, partendo dalla prima domanda: «Emergenza sanitaria, cosa succede?» La serata porta un temporale e anche una piccola frana che blocca una strada di montagna. Il coordinatore riceve direttamente a terminale la segnalazione dai Vigili del fuoco, geolocalizzata sulla mappa, e la passa ai Gps di tutti i mezzi di soccorso con il percorso alternativo. Serviranno cinque ore per il ripristino. Il sistema, all’ora prestabilita, farà una verifica. Anche così si arriva prima dove serve.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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