Pane, burro, pasta: così aumenta il costo della spesa per i bresciani
«Per fortuna mio marito è senza denti, così gli compro la frutta più matura e morbida e spendo un po’ di meno». C’è qualcuno, come questa signora incontrata al mercato cittadino del sabato, che la prende con un pizzico di ironia. Ma la questione resta comunque molto seria: come ha riferito in questi giorni l’Istat l’indice nazionale dei prezzi al consumo è volato dall’8,9% all’11,9% (il livello più alto mai raggiunto dal marzo 1984). E per i beni alimentari l’inflazione ad ottobre ha raggiunto addirittura quota 13,1%.
Per i bresciani non è una sorpresa: è bastato loro fare la spesa in tempi recenti per rendersene conto. Non sono lievitate, infatti, solo le cifre sulle bollette (l’energia elettrica del mercato libero ha registrato un rialzo annuo del 329%) e sui biglietti dei voli internazionali (113,2% su base annua): stando ai dati nazionali diffusi dall’Unione nazionale consumatori il ritocco all’insù ha riguardato anche l’olio diverso da quello di oliva (+56,1%), il burro (42,9%), lo zucchero (+35,9%), il latte conservato (+29,4%), la pasta (+22,5%), il pane (+15,9%) e tantissimi altri prodotti. La spesa, insomma, è diventata più salata per tutti.
Tra i banchi del supermercato
Passando tra i banchi di un supermercato in città e confrontando i prezzi con quelli dello scorso anno usando la percentuale dei rincari fornita dall'Unione Nazionale Consumatori, gli aumenti sono evidenti. Il panetto di burro da 250 grammi che un anno fa costava 3 euro ora è in bella mostra nel banco frigo a 4,29 euro; il riso Carnaroli per fare il risotto costa 3,79 euro al chilo, ben 75 centesimi in più dell’ottobre 2021, e un pollo crudo da poco più di un chilo sfiora gli otto euro, mentre un anno fa non raggiungeva i sette.
Certo, bisogna fare delle distinzioni: i prezzi, si sa, anche nello stesso supermercato, oscillano tantissimo. Si possono trovare 6 uova a 2,99 euro e, a pochi centimetri di distanza, 10 uova a 1,99 euro. O cinque gelati nel banco freezer a quasi 4,79 euro e, uno scompartimento più in là, 6 a 2,89 euro. Sta di fatto però che i rincari, in generale, sono innegabili.
Complessivamente i prezzi dei beni alimentari hanno fatto un salto superiore al 13% rispetto allo scorso anno. Il che, per il Codacons, equivale a «una maggiore spesa annua, solo per il cibo, pari a 1.011 euro per un nucleo con due figli. Di fronte a tale quadro allarmante continuare a chiedere bonus a pioggia è demenziale, non risolve il problema della crescita dei prezzi e finisce solo per pesare sulle casse pubbliche danneggiando doppiamente i cittadini - sostiene il Codacons -. L’unica strada da seguire è quella di misure strutturali in grado di produrre effetti sul lungo periodo, a partire dal taglio dell’Iva su alimentari e beni di prima necessità che produrrebbe un effetto immediato sui listini al dettaglio».
L'indagine
Stando così la situazione, più di un italiano su due (il 51%) avrebbe già tagliato la spesa nel carrello. È quanto emerge da un’indagine di Coldiretti che, tra le altre cose, evidenzia che un altro 18% di cittadini avrebbe ridotto la qualità degli acquisti, orientandosi verso prodotti low cost per arrivare a fine mese, e un 31% non avrebbe modificato le abitudini di spesa. «Gli italiani - sottolinea Coldiretti - vanno a caccia dei prezzi più bassi anche facendo lo slalom nel punto vendita, cambiando negozio, supermercato o discount alla ricerca di promozioni per i diversi prodotti. Accanto alla formula tradizionale del 3x2 e ai punti a premio si sono moltiplicate e differenziate le proposte delle diverse catene per renderle meno confrontabili tra loro e più appetibili ai clienti: dalle vendite sottocosto che devono seguire regole precise ai buoni spesa».
Il caro bollette
Il cibo, però, non è l’unico problema. Il Codacons avverte infatti che per la bolletta della luce la spesa di una famiglia tipo può raggiungere nel 2022 quota 1.782 euro, oltre 660 euro in più rispetto al 2021; per il gas, invece, occorrerà attendere le nuove tariffe che saranno comunicate da Arera. L’Unione nazionale consumatori chiede quindi al Governo di «rinviare la fine scadenza del mercato tutelato del gas prevista per il primo gennaio 2023 e di intervenire anche su quello della luce, visto che per le microimprese scade proprio con l’inizio del nuovo anno».
@Buongiorno Brescia
La newsletter del mattino, per iniziare la giornata sapendo che aria tira in città, provincia e non solo.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
