Ospedale Civile, sul «giallo» dei 500 milioni spunta l’ipotesi di fondi privati

In caso di project financing, nel bilancio della struttura rimarrebbe un canone di 40 milioni di euro l’anno
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497 milioni per il Civile? Non a bilancio
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Non è che i 500 milioni per la ristrutturazione del Civile sono scomparsi dai radar per far ricomparire una nuova modalità di investimento, ovvero quella compartecipazione pubblico-privato che è il project financing, peraltro non nuova nell’ospedale pubblico della città? La voce corre, si rincorre. In attesa di conferme e smentite.

A tener banco, il tema della ristrutturazione, necessaria, dell’Ospedale Civile. E il «destino» di quei 500 milioni - 497 per l’esattezza -, promessi nel giugno 2021 a palazzo Loggia dall’allora assessore regionale al Welfare Letizia Moratti. Una cifra che, da subito, ha sollevato molte aspettative. E appetiti.

Un programma di investimenti più che decennale che avrebbe dovuto in gran parte stravolgere i contenuti murari di quella cittadella inaugurata all’inizio degli anni Cinquanta del secolo scorso a nord della città, zona di aperta campagna prima dell’imponente intervento edilizio. La promessa confermata da una delibera del maggio 2021 e disattesa - almeno sulla carta - esattamente un anno dopo da decisioni di Giunta che davano conto dell’accordo raggiunto dal Pirellone con lo Stato e dei 720 milioni di euro di investimenti per la sanità lombarda. Ebbene, i milioni per il Civile di Brescia (di questi, quelli per la parte edilizia avrebbero dovuto essere 300) sono spariti.

Le alternative

«Per forza, per il Civile sono allo studio altre modalità di intervento, come il ricorso ad investimenti privati utilizzando appunto lo strumento del project financing attraverso il quale è già stata ristrutturata una significativa parte dell’ospedale, con i primi lavori che risalgono a oltre vent’anni fa» racconta una voce autorevole che chiede di rimanere anonima. Una lettura, la sua, che non è isolata, nè dentro nè fuori dalle caratteristiche mura ospedaliere disegnate dallo storico architetto Angelo Bordoni.

La nuova direzione strategica dell’azienda sociosanitaria territoriale, che si è insediata a inizio anno, scioglierà molti misteri, a partire da quella «scarsa progettualità» lamentata dall’assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso quando gli è stato chiesto del destino dei 500 milioni di euro.

Una prospettiva tutta da definire sulla quale ancora «pesa» la storia della riqualificazione di edifici diversi realizzati al Civile in periodi differenti e la costruzione di nuovi (basti pensare, tra gli altri, al palazzo cui si accede da scala 14, esattamente alle spalle della chiesa interna venendo dall’ingresso nord).

Il blocco della Scala 14 al Civile, alle spalle della chiesa interna, sede della maggior parte delle attività chirurgiche © www.giornaledibrescia.it
Il blocco della Scala 14 al Civile, alle spalle della chiesa interna, sede della maggior parte delle attività chirurgiche © www.giornaledibrescia.it

Il peso dei canoni

Pesa, nel senso che nel bilancio dell’Asst è ancora contabilizzato il canone che l’azienda sociosanitaria sta pagando, di anno in anno, per la concessione che terminerà nel 2043. Canone che supera i nove milioni di euro l’anno, con un importo ancora da pagare di circa 190milioni di euro. A questa cifra, fino al 2022, si doveva sommare anche quella di circa sette milioni riferita alla concessione del primo accordo di finanza di progetto, attivato nel 2002 e limitati alla ristrutturazione e all’ampliamento di due ali dei padiglioni che collegano scala 2 con le scale 3 e 5 dell’ospedale, destinate prevalentemente alle degenze (i lavori si conclusero nel 2005).

Se l’azienda dovesse percorrere la strada del terzo accordo di finanza di progetto (sul piatto, tra le altre, la partita del Satellite eventualmente da abbattere e del nuovo Ospedale dei Bambini interno alle mura) secondo una prima stima il canone annuale per il Civile dovrebbe attestarsi sui 40 milioni di euro l’anno da corrispondere per un periodo ultradecennale.

La partita da giocare

Una partita significativa che il maggior ospedale pubblico regionale deve decidere se, e come giocare, in una fase, qual è quella attuale, in cui non ci si può esimere dall’affrontare un problema di estrema attualità, qual è il profondo ripensamento del Servizio sanitario nazionale a 45 anni dalla sua istituzione.

«Le direzioni strategiche delle aziende sanitarie – si legge al proposito nel Rapporto OASI 2023, l’Osservatorio sulle aziende e sul sistema sanitario italiano di Cergas Bocconi – devono affrontare l’innovazione della leadership che richiede di essere visionari (saper guardare oltre i vincoli che sembrano insuperabili), autorevoli (dimostrare di comprendere i problemi che si devono affrontare) e credibili (dimostrare coerenza tra dichiarazioni e comportamenti e attenzione alle relazioni)...Queste indicazioni generali diventano concrete accettando la sfida di investire sulle persone almeno quanto si investe su edifici, tecnologie, farmaci, robot, e dispositivi medici».

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