Omicidio Borin: «Le prove non sono né gravi né precise e neanche univoche»

Le motivazioni dell’assoluzione di Salvatore Spina, l'ex badante della donna uccisa nel 2019 a Urago Mella
Il tribunale di Brescia - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
Il tribunale di Brescia - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it

Centoquattro pagine per smontare le tesi dell’accusa, due anni di indagini e una richiesta di condanna a 21 anni e sei mesi presentata in aula dal pm nel corso del processo di primo grado. «Gli elementi indiziari disponibili non appaiono né gravi, né precisi, né univoci nell’identificare Salvatore Spina come l’autore dell’uccisione di Diva Borin, rivelandosi anzi talmente ambigui da lasciare spazio a molteplici possibili ricostruzioni alternative degli accadimenti» scrive il gup Andrea Gaboardi

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