«Novelli sposi a New York l’11 settembre salvati da un ingorgo»

Michela e Alessandro dovevano visitare le Torri al momento dell’attentato ma sono arrivati in ritardo
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TWIN TOWERS, 20 ANNI DOPO
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Il loro progetto per chiudere il cerchio con la storia, ancora non sono riusciti a portarlo a termine. «Dopo quel maledetto 11 settembre ci eravamo detti che saremmo dovuti tornare a New York. Anche dieci anni fa ci eravamo presi l’impegno, ma non siamo andati. Ora a pandemia finita organizzeremo il viaggio».

Michela e Alessandro non saranno più soli come nel 2001, ma con la coppia bresciana di Torbole Casaglia ci saranno anche le due figlie adolescenti. «Sanno benissimo cosa è accaduto 20 anni fa. Abbiamo fatto vedere loro le fotografie e i video che abbiamo girato. Sanno che i loro genitori hanno vissuto in prima persona una pagina nera degli Stati Uniti».

L’11 settembre del 2001 Michela e Alessandro erano in viaggio di nozze nella Grande mela. «Non solo eravamo a New York, ma stavamo andando alle Torri Gemelle al momento dell’attacco terroristico» raccontano i bresciani. «Di quella vacanza ricordiamo ogni attimo, ogni singolo momento». Impossibile dimenticare. «Ci sentiamo due miracolati, perché è stata solo una questione di minuti. Il ritardo ci ha salvato la vita» commentano sicuri i coniugi bresciani. Fatalità. Bisogna tornare alle nove della mattina, ora americana. «Eravamo su un pullman con una comitiva e se non fosse andato il tilt il traffico saremmo arrivati un quarto d’ora prima e saliti a visitare le Twin Towers. E oggi non saremmo qui a raccontare quei giorni di 20 anni fa» spiega Michela. Il traffico di New York si era paralizzato proprio a causa di quello che stava accadendo al World Trade Center di New York. Epicentro della fine non del mondo, ma di un mondo. Quello prima dell’11 settembre. «Non riuscivamo a capire nulla. Nessuno diceva niente anche se c’era un’atmosfera particolare. Eravamo fermi sul bus e dal finestrino continuavamo a veder passare auto delle forze dell’ordine e mezzi dei pompieri». I video amatoriali girati quel giorno dalla famiglia bresciana, confermano il racconto.

«Mamma mia, ma quanti pompieri. Che incendio è scoppiato?» chiede Michela mentre il marito riprende il via vai dei mezzi. «La notizia dell’attacco terroristico è arrivata prima in Italia che a noi che eravamo all’incrocio con la Fifth Avenue». Da quel momento in poi il mondo e la storia sono cambiati per sempre. «Siamo tornati in camera, abbiamo acceso la tv e siamo stati travolti dalla paura. Si parlava di guerra. Solo di guerra al terrorismo, di possibili nuovi attacchi islamici. Abbiamo avuto paura di non riuscire più a tornare a casa». 

I contatti con l’Italia sono stati impossibili per giorni: «Ci siamo messi in contatto con i nostri genitori due giorni dopo. Ci avevano detto che su una delle due Torri c’erano i ripetitori telefonici e che quindi era impossibile chiamare. Avevamo provato con le nostre famiglie, con la Farnesina, con l’agenzia di viaggi. Nulla. Noi stavamo bene, ma nessuno lo sapeva. La linea poi doveva comunque essere lasciata libera per i soccorsi» ricorda la coppia bresciana. Che mai come quella volta è stata felice di tornare a casa da una vacanza. «Ad un certo punto in quel clima di terrore, pensavo che saremmo stati costretti a rimanere lì o peggio che ci sarebbe successo qualcosa» è il pensiero di Michela, che ha lottato con se stessa prima di tornare ad affrontare un viaggio in aereo. «La paura è rimasta a lungo. Ancora oggi quando vediamo a bordo un passeggero con un bagaglio a mano lo guardiamo con preoccupazione. Credo - conclude Michela Armanini - sia normale dopo essere stati spettatori molto vicini di un evento come quello del crollo delle Torri Gemelle».

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