Non solo giornali: Raffaele da trent’anni al servizio del quartiere

Aquino festeggia con la sua edicola a San Polo un traguardo importante: «Fiero del mio lavoro»
Raffaele Aquino - © www.giornaledibrescia.it
Raffaele Aquino - © www.giornaledibrescia.it
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Ci sono i pensionati che si presentano sempre alla stessa ora, chi ha bisogno di un’informazione stradale, chi di un consiglio, chi solo di scambiare due parole. Passano dei bimbi mano nella mano con i nonni e allungano le manine tra i pacchetti di figurine. I nonni cercano di intervenire, ma Raffaele Aquino, che in quell’edicola davanti alla questura ci lavora tutti i giorni dal 1993, fa segno bonario di lasciar stare.

Trent’anni esatti di attività: la seconda casa di Aquino. «Mi sono lanciato in questa avventura quasi per caso - ci ha raccontato -. Sono originario di Avellino, e là, in stazione, mia zia aveva un’edicola: lì ho trascorso lunghissimi pomeriggi leggendo i fumetti, profondamente affascinato dal suo lavoro. Quando 35 anni fa mi sono trasferito a Brescia per amore mi son detto "perché no?" e ho aperto questa attività».

Al solito posto

Trent’anni nei quali tante cose sono cambiate attorno al chiosco di via Botticelli: la città, i prodotti, la clientela. «Il nostro zoccolo duro restano gli anziani - ha raccontato lui - ma mi piacerebbe poter fare qualcosa per attirare anche i giovani. I bambini vengono con i genitori e con i nonni, ma è più complesso conquistare gli adolescenti. Mi piacerebbe che si avvicinassero a questo lavoro e scoprissero come funziona». Anche il mondo si è evoluto attorno al chioschetto di fronte alla questura.

«All’inizio vendevo le videocassette e i Cd, poi è arrivato Internet e tutto ha iniziato a muoversi ad una velocità estrema. Ormai anche i giornali si possono leggere dal cellulare e comprare al supermercato, e l’esperienza stessa della lettura mattutina è cambiata profondamente. Io però resto convinto che comprare in edicola sia ancora un’esperienza unica, perché unisce la professionalità al contatto umano».

Contatto umano che negli anni è diventato la cifra della sua attività che è ormai uno dei punti di riferimento di San Polo. «Sono affezionato alle persone di questo quartiere, ho visto crescere generazioni di bambini che ora vengono a comprare il giornale con i loro figli. Io sono sempre qua, con il sole o con la neve. Non ci ha fermato neanche il Covid».

Ruolo sociale

Un’esperienza, quella della pandemia, caratterizzata da opposti sentimenti. «Da un lato c’era il terrore per tutto quello che stava succedendo, dall’altra mi sentivo un porto sicuro per le persone del quartiere: anche in zona rossa si poteva uscire a comprare il giornale, quindi per molti sono diventato l’unico contatto umano possibile. C’era gente che veniva da me anche tre o quattro volte al giorno comprando ogni volta una sciocchezza come un pacchetto di figurine, pur di scambiare due chiacchiere e avere una parvenza di normalità. Mi sono reso conto dell’importanza del mio mestiere per gli altri».

Per lui questo lavoro è ormai «parte integrante di quello che sono. Mi sveglio la mattina presto ed inizio con il giro di consegne dei quotidiani nei bar e ai clienti che usufruiscono del servizio a domicilio. Poi vengo qua, apro il chiosco e inizio la mia giornata con i clienti fino a tarda sera. La mia quotidianità gira intorno a questa professione e soprattutto alla gente che mi ha permesso di conoscere. Non esagero definendoli una seconda famiglia».

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