«Non fu usura»: assolti i vertici di Ing Lease Italia

Erano contestati tassi fino al 200%, ritenuti però dal giudice oneri previsti dai contratti di leasing
I tre imputati sono stati assolti dal Tribunale perché il fatto non sussiste - © www.giornaledibrescia.it
I tre imputati sono stati assolti dal Tribunale perché il fatto non sussiste - © www.giornaledibrescia.it
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Il fatto non sussiste: non fu usura. Si è chiuso con l’assoluzione, e con la formula più ampia, il processo a carico di Rodolfo Sertic, Massimiliano Rossi e Paola Salvadori, rispettivamente amministratori delegati e consulente esterna di Ing Lease che all’epoca dei fatti - l’inchiesta arriva fino al 2015 - aveva la sede nazionale in via Nenni a Brescia Due e che nel 2016 è stata inglobata in Ing Bank e acquisita da Goldman Sachs.

I tre erano accusati dalla procura della Repubblica e da un immobiliarista bresciano, che si è costituito parte civile, di aver preteso interessi a tassi usurari su sette contratti di leasing, sottoscritti nell’ambito di una speculazione immobiliare intrapresa dall’imprenditore.

Stando alla versione dell’allora titolare del fascicolo, i vertici di Ing Lease non vigilarono sull’applicazione dei tassi che sarebbero arrivati a toccare anche il 200% oltre la soglia consentita. Nel corso delle indagini la Procura chiese ed ottenne dal giudice delle indagini preliminari Alessandra Di Fazio il sequestro della somma ritenuta prezzo dell’usura: 80mila euro che il Tribunale ha dissequestrato con la sentenza letta nel tardo pomeriggio di martedì in aula.

Quale sia stato il ragionamento dei giudici si saprà solo tra tre mesi, con il deposito delle motivazioni della sentenza. I difensori degli imputati (gli avvocati Francesco Chiodi per Sertic, Andrea Puccio per Rossi e Mauro Sgotto per Salvadori) hanno ampiamente contestato la ricostruzione dell’accusa attraverso il ricorso ad una copiosa documentazione, ma anche ad approfondite consulenze.

Non si trattava - hanno sostenuto - di interessi, bensì di oneri previsti dai contratti di leasing nel quale era subentrato l’imprenditore che ha trascinato i tre a processo. Di oneri dovuti in caso di spese sostenute, come documentato, da parte del finanziatore per il recupero dei canoni non pagati o pagati in ritardo. Stando a quanto emerso circa 3 milioni di euro di rate non pagate nei tempi dovuti generarono 80mila euro di spese per il loro recupero. Spese che a detta dei difensori degli imputati non possono essere valutate alla stregua di interessi, e tanto meno di interessi usurari.

A chiedere l’assoluzione dei tre non ci hanno pensato solo i loro avvocati. Per la pronuncia di non colpevolezza si è espresso anche il sostituto procuratore Francesco Carlo Milanesi, subentrato nel corso dell’indagine alla collega Roberta Panico. Il presidente Luca Tringali ha accontentato gli uni e l’altro.

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