Muro e tunnel troppo bassi: il tribunale di Brescia è a rischio evasione

Al Palazzo di Giustizia ci sono carenze strutturali che hanno favorito 3 fughe fotocopia di detenuti negli ultimi quattro anni
Il tribunale di Brescia - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
Il tribunale di Brescia - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
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È una questione di altezze. E di centimetri, tanti, che mancano. Ma pare impossibile un intervento strutturale. Parliamo del retro del tribunale di Brescia, teatro di tre evasioni negli ultimi quattro anni. L'ultima una settimana fa, la cui eco non si è ancora spenta.

Nei giorni scorsi la direttrice di Verziano e Canton Mombello, Francesca Paola Lucrezi, ha avuto un incontro con il procuratore generale Guido Rispoli, competente per la sicurezza interna al Palazzo di Giustizia e che, commentando l’evasione, aveva chiesto una maggior attenzione da parte del personale che ha in custodia i detenuti. «Si è trattato di un'evasione vera, quasi da film, non come quei casi in cui il detenuto ai domiciliari finisce a processo per aver inseguito il gatto in strada e aver quindi violato le prescrizioni» si è lasciato scappare un magistrato in una pausa di udienza.

Il muro scavalcato dai tre detenuti evasi negli ultimi quattro anni
Il muro scavalcato dai tre detenuti evasi negli ultimi quattro anni

Quella di Anton Vlashi, 32enne di origini albanesi con un passato nella banda che nell'estate del 2014 uccise il macellaio di Pontoglio Pietro Raccagni durante una rapina in villa, è stata una fuga vera. Durata meno di un'ora, ma sicuramente studiata. O meglio copiata. Da chi lo aveva già fatto prima di lui.

Le altre evasioni

Negli ultimi quattro anni sono state tre le evasioni dal Palagiustizia di Brescia. Due detenuti sono stati ripresi, arrestati e condannati, mentre uno, scappato nell'aprile di un anno fa, è ancora latitante. Sono state tre fughe fotocopia. Che evidenziano delle carenze strutturali sul retro del tribunale bresciano. A partire dal muro, che i detenuti evasi hanno sempre scavalcato utilizzando le auto parcheggiate come trampolino. Rappresentato in due casi su tre da una Mini Cooper.

Il muro e le carenze strutturali

Il muro, oltre il quale c'è il sedime ferroviario, è alto tre metri. L'auto in questione supera il metro e mezzo ed è facilmente intuibile che chiunque salga sul tetto della vettura è già a buon punto del piano. Se la vettura è un suv, il gioco è ancora più facile. Così hanno fatto tutti e tre i detenuti.

Il palo utilizzato come leva per la fuga
Il palo utilizzato come leva per la fuga

Curiosità: in un punto c'è pure un'asta in ferro che sbuca dalla muraglia e già utilizzata come leva per il salto verso la libertà. Il muro in questione pare però non possa essere alzato ed è di proprietà di Ferrovie dello Stato. Impossibile pure posizionare bobine di filo spinato per la vicinanza della linea ad alta tensione.

Agenti della Polizia penitenziaria accompagnano un detenuto a piedi verso le aule
Agenti della Polizia penitenziaria accompagnano un detenuto a piedi verso le aule

Ma perché i detenuti scappati sono riusciti a muoversi a piedi fino al muro esterno del Palazzo di giustizia? Perché spesso in aula vengono accompagnati a piedi. I blindati della Polizia penitenziaria infatti non passano sotto il tunnel, troppo basso, che porta direttamente alle camere di sicurezze dove i detenuti aspettano di essere chiamati per le udienze. I mezzi più alti si incastrano con i lampeggianti e quindi il blindato viene parcheggiato e il detenuto fatto scendere. E accompagnato a piedi. Con le manette ai polsi, ma in grado, come dimostrato, di poter scappare.

Il tunnel troppo basso per i blindati della Penitenziaria
Il tunnel troppo basso per i blindati della Penitenziaria

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