Muore dopo asportazione di un neo, Oneda ai domiciliari

Per i giudici «perfettamente a conoscenza delle possibili conseguenze»
Paolo Oneda, medico bresciano coinvolto nell'inchiesta per la morte di Roberta Repetto - © www.giornaledibrescia.it
Paolo Oneda, medico bresciano coinvolto nell'inchiesta per la morte di Roberta Repetto - © www.giornaledibrescia.it
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Il tribunale del Riesame ha concesso gli arresti domiciliari a Paolo Oneda, medico dell’ospedale di Manerbio ora sospeso dall’incarico. Oneda era stato arrestato ed era finito in carcere un mese fa nell’ambito dell’inchiesta della procura di Genova sulla morte di Roberta Repetto, quarantenne che frequentava Anidra, un centro olistico in Liguria, e che è morta per un tumore dopo aver subito l’asportazione di un neo da parte del medico bresciano.

«Risulta provato che l’intervento era avvenuto senza anestesia, su un tavolo posto all’interno del Centro Anidra, in una stanza adibita a cucina e altro - quindi in luogo non idoneo all’effettuazione di un intervento di tal fatta - alla presenza del Bendinelli e della psicoterapeuta Paola Dora, senza che il nevo asportato fosse conservato e fosse eseguito sullo stesso il necessario esame istologico» scrive il Riesame. «Doveva non effettuare l'intervento ben sapendo che facendolo avrebbe pregiudicato a Roberta la possibilità di fare una diagnosi che le avrebbe potuto salvare la vita».

I giudici aggiungono: «In interrogatorio Oneda riferisce di come l’intervento sia stato una semplice medicazione, resasi necessaria a seguito di una ferita lacero contusa che la Repetto si era procurata decespugliando delle piante. Invero appare chiaro di come l’intervento sia stato effettuato non a seguito di una ferita. Interessante è anche la mail inviata da Paola Dora a Bendinelli in data 21 ottobre 2018. La Dora riferisce di come l’intervento di Roberta sia stato una "esperienza unica" e venga trattato come una tappa di un qualche percorso di formazione non solo per Roberta (definita "paziente" di Oneda) ma anche per lei che era presente e per lo stesso chirurgo: "Credo anche per Paolo un’esperienza di grande coraggio, collegamento e fermezza. E spero che questo ci avvicini come squadra e non si limiti solo, tornando alla quotidianità, al piacere di avere qualcuno complice”».

Oneda va ai domiciliari a casa dei genitori. «La soluzione prospettata dalla difesa appare idonea in quanto i genitori sono soggetti tenuti per legge al mantenimento del figlio e inoltre l’abitazione si trova in luogo geograficamente lontano e in contesto totalmente diverso da quello in cui i fatti sono avvenuti» scrive il Riesame, che precisa «Oneda ristretto agli arresti domiciliari con modalità blindate non potrebbe commettere atti analoghi a quelli che hanno determinato l’omicidio di Roberta, né frequentare il Centro Anidra, contesto nel quale è stata posta in essere la condotta delittuosa».

 

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