Morto sulla Presolana: da inizio anno sono 15 i decessi in montagna

Drammatica conta che disvela un fenomeno che, dati alla mano, è in continua crescita
Un intervento in alta quota del soccorso alpino (foto di repertorio) - © www.giornaledibrescia.it
Un intervento in alta quota del soccorso alpino (foto di repertorio) - © www.giornaledibrescia.it
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Come per gli incidenti stradali, così per quelli in montagna fare la conta è sempre un’operazione fredda. Perché dietro a quei numeri, ci sono storie, legami personali. Ci sono vite spezzate improvvisamente in circostanze drammatiche. Ma i numeri servono a fotografare un fenomeno che, dati alla mano, è in continua crescita. Infatti, da inizio anno sono quindici le persone, più o meno esperte, decedute in montagna. Un fenomeno più che raddoppiato rispetto a quanto avvenuto nei primi 8 mesi (il dato si ferma ad agosto) del 2022: in quel caso i decessi erano stati 6. Sono invece abbastanza simili a quelli dell’anno scorso i numeri degli interventi totali svolti dal personale del Soccorso alpino bresciano.

L’ultimo caso in ordine di tempo è quello avvenuto ieri sulla parete nord della Presolana, nella Bergamasca, dove è morto il 33enne di Ponte di Legno, Manuel Faustinelli. Un escursionista più che esperto, visto che era un soccorritore del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico.

Un mese fa un altro bresciano è morto sulle montagne bergamasche: il medico 26enne di Lumezzane, Emilio Gentile. Il 10 settembre, invece, un 30enne di Almenno San Salvatore (Bergamo) è morto mentre stava scendendo in corda doppia da uno dei Campanili delle Granate, in Valcamonica. L’uomo, Luca Capelli, è precipitato da cento metri di altezza. Agosto è stato un mese tragico, visto che l’8 due uomini sono morti a poche ore di distanza l’uno dall’altro: al passo Miller sui monti di Sonico Luigino Gusmeroli, 76 anni, della Valtellina e a Cima Moren, sopra Borno, Carlo Capurso, 79 anni, di Cremona.

Questo perché i frequentatori della montagna, sia in estate sia in inverno, sono nettamente aumentati. Succede da oltre un decennio e la pandemia non ha fatto che pompare questo trend. Sono cresciuti sia gli appassionati «preparati» sia i frequentatori «della domenica», con la voglia di passare qualche ora all’aria aperta, ma non troppo esperti di uscite tra i monti. Di conseguenza, ma è scontato, sono saliti anche gli incidenti.

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